Da Don Giovanni a Britney Spears, da Faust a Raffaella Carrà. La promozione dei personaggi dello spettacolo a soggetti della lirica, è occasione di riflessione: è quanto si può desumere da un’inchiesta uscita sull’ultimo numero di “Classic voice”: il sintomo di una tendenza ormai incontenibile, dove le lenti del biopic cinematografico e televisivo dettano legge. Da noi, in Italia, l’ultimo caso si è verificato a Bergamo, con la messa in scena di “Raffa in the Sky”, opera che ha per protagonista Raffaella Carrà. Il direttore del Festival Donizetti, Francesco Micheli, che ha firmato anche la regia, rivendica la sua scelta. Chi lo ha criticato «dimostra quali pregiudizi e rigidità ci sono quando si squadernano le cose. Mi auguro che si torni a fare opere sulla Carrà e ne arrivino di nuove sulla Montessori e su Mina. Abbiamo bisogno di nuovi miti, uomini, donne, bambini e trans». Gli sponsor la pensavano come lui, e hanno coperto con 600mila euro le spese dello spettacolo. Dal canto suo il Carlo Felice di Genova segue la tendenza, proponendo la nuovissima “Edith”, opera ispirata a Edith Piaf, cantautrice simbolo del Novecento francese, a 60 anni dalla sua scomparsa (dal 17 al 21 dicembre, musica di Maurizio Fabrizio su libretto di Guido Morra). Il mito è un racconto attraverso il quale le culture primitive hanno organizzato quello che conoscevano, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio mondo e alle proprie esperienze. Naturalmente se parliamo dell’antichità i miti più significativi sono quelli nati nella culla della Grecia antica, i cosiddetti miti classici. Con l’insorgere dell’opera, insieme a quelli biblici e a quelli della letteratura, divennero personaggi protagonisti eccelsi del melodramma, agitantisi in paesaggi magnifici, situazioni estreme, passioni travolgenti, virtù o vizi assoluti. Così Orfeo ed Euridice per i compositori Peri, Landi, Monteverdi, Gluck; Ercole e Giasone per Cavalli, Proserpina per Paisiello, Mosè per Rossini, Isacco per Jommelli, Orlando per Vivaldi, Didone per Purcell. Successivamente rafforzati dagli antichi romani con Cesare, Tito, Tiberio e Nerone e persino dai loro nemici barbari, basti pensare al Ricimero di Jommelli e all’Attila di Verdi. Senza dimenticare i miti presi in prestito dalla letteratura: Don Giovanni, Faust, Amleto, Don Chisciotte. Personaggi di enorme spessore intellettuale, simboli di potenti conflitti e delle straripanti tensioni di un’intera epoca. Così in fondo avvenne anche per “Jackie O” di Michael Daugherty, un’opera rimasta nel repertorio, dedicata a Jacqueline Kennedy Onassis. Ma Raffaella Carrà quali indelebili messaggi culturali ci manda? E l’altro personaggio, recente protagonista a Londra di “Berlusconi a new musical”? Ricky Simmonds e Simon Vaughn, autori di questo libretto, ne parlano come fosse stato Evita Peron: la storia di un cantante delle navi da crociera, diventato milionario e primo ministro in Italia con, al centro della scena, i personaggi che rappresentano fumettisticamente la moglie Veronica Lario e la principale accusatrice, il magistrato Ilda Boccassini. Era compreso un brano dedicato al Bunga Bunga, la versione inglese di “Meno male che Silvio c’é” (Tank Goodness for Silvio) e anche uno dal titolo “My Weekend with Vladimir”, che rimembra la sua goliardica amicizia con il presidente russo Putin. Insomma, si sta consolidando una tendenza che a livello internazionale era nata nel 2011 al Covent Garden di Londra con “Anne Nicole”di Mark-Antony Turnage, che raccontava la triste parabola della modella supertettona Anne-Nicole Smith, morta a 40 anni per abuso di metadone. E che è proseguita con la messa in scena del Berliner Ensemble di uno spettacolo su Britney Spears, «una serata sulla Britney che c’è in ognuno di noi» si legge nell’abstract. Mito e declino di una star che avevano avuto come precursori, all’Opera di Roma nel 1980, “Marylin” di Lorenzo Ferrero, andata in scena 18 anni dopo la morte della Monroe. Il filosofo Bertrand Russell, principe degli scettici, probabilmente avrebbe commentato: «Vi è un certo non so che di fiacco e un po’ spregevole in un uomo che non sa affrontare i pericoli della vita senza l’aiuto di miti consolatori».