La nuova frontiera dei pacemaker: a Caserta impiantati i primi senza fili 2.0
Impiantati con successo a Caserta, nell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, i primi due pacemaker intracardiaci senza fili 2.0. Utilizzano Aveir Vr, una tecnologia avanzata nel trattamento dei pazienti con bradiaritmie che necessitano di stimolazione cardiaca.
Sono totalmente intracardiaci (quelli tradizionali vengono impiantati in una tasca sottocutanea pettorale) e trasmettono gli impulsi al cuore attraverso elettrocateteri, pesano solo 2 grammi e mezzo, hanno un volume di appena 1 centimetro cubo e sono fissati direttamente all’interno del ventricolo destro, dotati di una batteria che può superare i 16 anni di durata e progettati con un sistema di fissaggio che, esaurita la batteria, consente di estrarlo e sostituirlo con un nuovo apparecchio.
Gli impianti sono stati effettuati dall’équipe dell’Unità operativa di Aritmologia Clinica e Interventistica, guidata dal dottore Miguel Viscusi. Una nuova frontiera per l’ospedale casertano.
“Sono trascorsi sette anni -evidenzia il direttore del Dipartimento Cardio-Vascolare, Paolo Calabrò- da quando abbiamo eseguito il primo impianto transcatetere di pacemaker intracardiaco per via femorale, senza ferita chirurgica in regione pettorale. Oggi siamo i primi in Campania e tra i primi in Italia ad avere adottato il nuovo dispositivo leadless, che amplia e perfeziona l’orizzonte di questa straordinaria tecnologia. Un traguardo molto importante, che è stato possibile raggiungere per la convergenza sinergica tra il costante investimento in innovazione tecnologica sostenuto dalla Direzione Strategica e l’affiatato lavoro di squadra dello staff medico-infermieristico delle Unità operative del Dipartimento Cardio-Vascolare”.
“Il pacemaker senza fili 2.0 -dettaglia il responsabile dell’Uosd di Aritmologia Clinica e Interventistica- inaugura una nuova era del pacing intracardiaco ed è particolarmente adatto per i pazienti più giovani, grazie alla longevità della batteria, alla possibilità di estrarre il device a fine vita, al fatto che questa tecnologia sia già predisposto per l’eventuale futuro upgrade, nel caso in cui occorra una stimolazione bicamerale, di atrio e ventricolo. Il dispositivo -spiega Viscusi- verrà in futuro affiancato da un analogo dispositivo dedicato alla stimolazione della camera atriale. I due dispositivi comunicheranno tra loro autonomamente, senza collegamento fisico tra i device. Ciò consentirà di gestire adeguatamente il ritmo del paziente, con una modalità di pacing rivoluzionaria rispetto a quella disponibile fino a questo momento con i dispositivi leadless”.
Con questi due interventi si amplia il ventaglio di procedure terapeutiche che l’Uosd di Aritmologia Clinica e Interventistica, con gli specialisti Brignoli, Chianese, Coscia, De Michele, Mattera, assicura ai pazienti affetti da patologie del ritmo cardiaco: ablazione delle aritmie, impianti di pacemaker tradizionali e leadless, impianti di defibrillatori intracardiaci e sottocutanei.
Antonio Del Piano
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