Qatar in bilico tra Hamas e l’Occidente.
Yaron Finkelman, capo del Comando Sud delle forze israeliane (Idf) ha annunciato che i suoi uomini sono arrivati “nel cuore di Khan Younis”.
“Questo è il giorno più intenso dall’inizio della manovra sia per numero di terroristi uccisi che per numero di scontri e uso di fuoco da terra e dal cielo – ha aggiunto Finkelman – Pianifichiamo di continuare ad attaccare per consolidare i risultati ottenuti”. I militari israeliani hanno riferito di blitz a Jabaliya e Shejaiya, con l’eliminazione di “infrastrutture del terrore sia in superficie che sotterranee”. In una nota dell’esercito si legge che sono stati “uccisi molti terroristi”. Il ministero della Sanità di Tel Aviv ha reso noto al Comitato Sanitario della Knesset che agli ostaggi liberati da Hamas furono somministrati tranquillanti prima di essere consegnati alla Croce Rossa per il loro ritorno a casa. L’obiettivo sarebbe stato quello di farli apparire calmi e felici. Secondo il direttore della divisione nutrizione, Ronit Endevelt, sarebbe stato usato il Clonazepam, adoperato per curare disturbi d’ansia, convulsioni e mania bipolare. Dall’inizio del conflitto nell’enclave palestinese è stato ucciso un “numero senza precedenti” di giornalisti. A denunciarlo è stato Reporter senza frontiere (Rsf). “E’ necessario avviare un processo diplomatico che porti a una pace giusta e duratura per i palestinesi sulla base di una soluzione a due Stati basata sui confini del 1967”. Lo ha affermato il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, nel corso di una conferenza stampa a Doha.
“Il nostro obiettivo prioritario è quello di fermare la guerra a Gaza”, ha spiegato al-Thani. Il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi ha assicurato che la “crudeltà” mostrata dalle forze israeliane nei confronti della popolazione della Striscia, con la morte di donne e bambini, sarà “la fine del regime sionista”.
Alludendo alle Nazioni Unite e al Consiglio di Sicurezza, Raisi ha detto di considerare “un peccato” che esistano istituzioni “responsabili della difesa degli oppressi” incapaci di agire di fronte alla “arroganza globale” degli Usa.