Rinnovabili, Italia giù
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Burocrazia batte progetti
L’Italia perde terreno nella classifica mondiale sull’attrattività di investimenti e opportunità per le energie rinnovabili. Nonostante il forte interesse registrato per gli investimenti green, il nostro Paese scende dal scende dal 13° al 15° posto nella classifica mondiale redatta da Ernst&Young. Burocrazia eccessiva e lentezza nei procedimenti i principali impedimenti al decollo di un Sistema Paese che non regge il ritmo europeo e mondiale.
Con la sicurezza energetica attualmente al centro dell’agenda, a causa dell’instabilità geopolitica generata dal conflitto russo-ucraino e dal conseguente incremento dei prezzi del gas e delle materie prime, la stessa 59esima edizione del report Renewable Energy Country Attractiveness Index (RECAI) della società di consulenza evidenzia una forte manovra di accelerazione dei governi di tutti i Paesi per rendere più solide le loro strategie in ambito energetico, in particolare nel settore delle rinnovabili, per affrontare le necessità del fabbisogno energetico.
Per EY, nello scenario attuale l’Italia perde posizioni nel RECAI, che classifica 40 Paesi in base all’attrattività di investimenti e alle opportunità per le rinnovabili. Una contrazione confermata anche dalla partecipazione alle aste: l’ultima in ordine di tempo per le energie rinnovabili è stata sottoscritta con un totale di 975 Megawatt di capacità assegnata su 3400 disponibili, con 59 progetti solari fotovoltaici e 18 eolici onshore. Valori ridotti, tanto che nell’ottava asta il GSE metterà a disposizione 3300 Mw di capacità non aggiudicata.
Giacomo Chiavari, strategy leader di Ernst&Young, analizza luci e ombre dello scenario: “Le rinnovabili giocano un ruolo strategico in quanto contributo e soluzione green all’indipendenza energetica. Ma hanno tempi lunghi e non potranno risolvere le necessità di breve periodo. Bisogna lavorare rapidamente sui due colli di bottiglia principali: gli iter di approvazione, che richiedono una forte semplificazione, e l’efficace accesso alla rete, non solo in fase di installazione, ma anche di usabilità dell’impianto. Altri due fattori chiave sono il mercato di sbocco dell’energia e l’accesso ai finanziamenti. L’Italia è già pronta a supportare questa nuova ondata di investimenti, presenta una crescente liquidità nel mercato e un forte interesse da parte di investitori ed enti finanziatori”.
Un fattore che ostacola gli investimenti, sollevato come priorità di intervento da tanti operatori, è infatti il processo approvativo di nuovi investimenti e repowering, che richiede il consenso delle autorità locali. Da esse dipendono le tempistiche molto lunghe di approvazione e di realizzazione. Da qui, le proposte in corso per semplificare le procedure.
Di contro, a favore degli investimenti, resiste il costo di produzione sceso a livelli bassi (al di sotto dei 50 €/MWh) e in costante riduzione grazie all’evoluzione tecnologica e alla buona disponibilità di risorse naturali. E anche lo sviluppo di contratti di PPA (Power Purchase Agreement) che permettono a stakeholder privati di siglare accordi bilaterali per sostituire parte dell’approvvigionamento energetico con energia prodotta da rinnovabili. Oltre al prezzo più basso dell’energia verde, stabile e non soggetto a fluttuazioni. Oggi più vantaggiosa, perché vendibile non al costo livellato dell’energia ma ad un valore più basso del Prezzo unico nazionale.
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