Colpo di scena nel caso Bergamini: i dubbi del medico legale che firmò la perizia sull’omicidio
Nuovo colpo di scena al processo per la verità e la giustizia per Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto sotto un camion sulla statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico, il 18 novembre 1989. Nell’aula del tribunale di Castrovillari, dove è alla sbarra come unica imputata per concorso in omicidio volontario aggravato l’ex fidanzata Isabella Internò, è stato chiamato a deporre il consulente tecnico di parte della famiglia Bergamini, il professor Pierantonio Ricci, Si tratta del medico legale che nel 2017 prese parte alla riesumazione del cadavere di Denis e ai successivi accertamenti volti a confutare la tesi che il calciatore si fosse suicidato, per dimostrare invece che il centrocampista del Cosenza è stato soffocato con una busta di plastica in faccia, poi, già morto o in fin di vita, adagiato sull’asfalto, dove il camion l’avrebbe sormontato con moto lento.
Ricci, però, non è stato chiamato a deporre dalla parte civile, che si era ben guardata da convocarlo, ma si è presentato ai giudici in qualità di teste della difesa della Internò, assistita dal difensore Angelo Pugliese e dalla collega Rossana Cribari. E quello che ha detto ha sollevato molti dubbi, tanto che l’avvocato Fabio Anselmo, legale di Donata Bergamini, sorella del calciatore, lo ha denunciato per patrocinio infedele e ha relegato la deposizione del medico a una rivalsa per non essere stato inserito nella lista dei testi della difesa. Ricci, infatti, ha gettato ombre su quello che è l’esame principe di tutto il caso, ovvero la glicoforina, una proteina presente nei globuli rossi in grado di dare indicazioni sulla vitalità delle lesioni. È su quell’analisi scientifica che si fonda l’impianto accusatorio dell’omicidio e di conseguenza la confutazione dell’unica verità processuale andata avanti per oltre trent’anni, il suicidio di Denis, raccontata da Isabella e dal camionista. “Ad oggi non ci sono sviluppi sull’attendibilità della glicoforina in casi come questo, la valutazione su un cadavere putrefatto si deve valutare su più fattori. Dalla positività alla glicoforina”, ha detto il professor Ricci in aula, “può emergere un sospetto, ma non può essere l’unica prova perché possono esistere dei falsi positivi. L’esame della glicoforina insieme ad altri elementi può far nascere risposte certe. Nonostante questo ritengo ancora che le conclusioni del collegio peritale sulla morte di Bergamini abbiano un serio fondamento”.
Per il consulente, dunque, il carattere sperimentale della glicoforina da solo non basta a dimostrare con certezza che Denis fosse ancora vivo quando il camion l’ha schiacciato, soprattutto alla luce del fatto che tutti gli esperimenti di sorta, finora effettuati, sono stati eseguiti su corpi freschi, deceduti da non più di sei mesi e non certo su cadaveri riesumati per due volte, come nel caso Bergamini, il cui corpo fu riesumato cinquanta giorni dopo il decesso e successivamente ventisette anni dopo. Per Ricci l’esame sul cadavere di Denis potrebbe risultare falsato dai fattori putrefattivi o dalla paraffina usata per conservare i reperti. E ha sottolineato: “Non sono il solo a pensarla così”. Nonostante tutto, il medico legale non ha cambiato idea sul fatto che il calciatore sia stato ucciso: “Sulla base dell’evidenza scientifica, dico che c’è stato un sormontamento con il corpo che aveva ancora qualche segnale di vita, che ci sia stata una morte asfittica meccanica violenta è fuori discussione”.
Eppure il sospetto sull’attendibilità di quella prova scientifica ora potrebbe pesare sulla sentenza. Tanto che la presidente della Corte, Paola Lucente, ha concluso che gli studi sull’attendibilità dell’esame della glicoforina, al momento, né confermano né smentiscono le conclusioni a cui il collegio peritale era giunto nel 2017.
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