Femminicidi, l’altro dramma: “Macché ergastolo, mio padre sta per uscire”
Pasquale Guadagno, 27 anni, è l’autore di “Ovunque tu sia”, libro autobiografico sul dramma che ha segnato la sua vita: il femminicidio della madre per mano del padre, il quale, dopo 14 anni di carcere, a gennaio 2024 tornerà in libertà.
In questi giorni il femminicidio è al centro del dibattito
C’è voluta la morte di una ragazza giovanissima per parlare di una cosa che succede da sempre nel nostro Paese ed è in continuo aumento. A oggi sono già morte 105 donne, più che in tutto il 2022. Indire un minuto di silenzio qua e là però, non serve a nulla, solo a pulirsi la coscienza. Bisognerebbe fare ore, giornate e mesi di lavoro per cercare una soluzione concreta a questa problematica. Partendo dalle istituzioni ovviamente, che peccano e mancano dall’inizio alla fine. Oggi una donna che denuncia viene comunque uccisa e dunque le altre perdono ogni tipo di speranza.
Una tematica che ti appartiene e di cui, come dici tu, si parla pochissimo, è la sorte degli orfani delle vittime
Se ne parla oggi molto di più rispetto ad anni fa. La prima legge per gli orfani è stata fatta solo nel 2018 e quando successe a me non c’era tutela: io non ho ricevuto nessun tipo di aiuto, psicologico o economico. Mia sorella, che all’epoca aveva 18 anni, ha dovuto mollare gli studi per mantenere me per darmi un’adolescenza il più normale possibile.
In quali modalità avete reagito tu e tua sorella?
A 14 anni sono stato affidato alla famiglia di mio padre mentre mia sorella essendo maggiorenne era libera. Per un po ‘di tempo ci siamo persi, entrambi cercavamo di scappare dal dolore, ognuno a modo suo. Poi a 17 anni la situazione familiare mi è diventata insostenibile e lei ha iniziato a prendersi carico di me fino a quando, a 19 anni, sono stato costretto a lavorare mentre avrei voluto studiare, ma appunto non c’è stata un’istituzione che me l’ha permesso. Esistono leggi che tutelano i figli delle vittime di femminicidio ma non sono attuabili. Io, ad esempio due anni fa, quando sono caduto in depressione, per lo Stato ero troppo adulto per attingere ai fondi stanziati per il supporto psicologico. Sono diventato un orfano di femminicidio a 14 anni ma lo sono anche oggi che ne ho 27.
Tuo padre sta per uscire dal carcere…
La cosa ci spaventa molto, sia a me che a mia sorella. In questi anni abbiamo capito come funzionano le istituzioni: parlo per la mia esperienza e noi non siamo stati mai tutelati mentre lui ha sempre avuto occhi di riguardo sia in carcere che fuori. Nel 2018 abbiamo denunciato come, durante un permesso premio, abbia cercato di mettermi le mani addosso, ma nessuno ha mai detto nulla. Ho anche denunciato il fatto che le guardie durante i suoi permessi venivano a casa e bevevano con lui. Quando ha cercato di aggredirmi mi è stato detto di tornare sotto casa e chiamare una pattuglia. L’ho fatto e ho raccontato loro, davanti a mio padre, cosa fosse successo. Lui mi ha minacciato di morte davanti ai carabinieri e ha urlato: “Ti faccio fare la fine di quella puttana di tua madre!” Nonostante i testimoni la denuncia è decaduta perché secondo la questura questo era un evento singolo. Ora che esce dopo 14 anni e noi ci sentiamo come ci siamo sempre sentiti, soli, abbandonati e non tutelati. Io e mia sorella abbiamo un’attività a Udine e temiamo di trovarcelo fuori, perché, finché non ci fa qualcosa non possiamo fare nulla. Lo stesso discorso vale per le donne che denunciano e poi vengono uccise: devono solo sperare di sopravvivere per venire ascoltate.
Pasquale perché c’è un così alto tasso di femminicidi in Italia?
Secondo me è un problema generazionale. Mio padre ha sempre vissuto nella violenza, nell’odio e quindi da un lato non possiamo neanche fargliene una colpa: lui semplicemente ripropone lo schema che ha vissuto in primis nella sua famiglia d’origine. Non si è mai posto il problema se fosse sbagliato o meno, ed è quello che fanno tutti questi uomini. Io oggi riesco a fare questo ragionamento perché quando sono caduto in depressione mi sono reso conto che potere distruttivo poteva avere la mia mente e così ho capito la mente di mio padre. Lui non poteva fare altrimenti perché non ha mai avuto qualcuno che lo fermasse, che gli dicesse “c’è qualcosa che non va”.
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