Attualità

Un possibile naufragio digitale? Cos’è l’effetto Atlantide

di Redazione -


Un possibile naufragio digitale? Cos’è l’effetto Atlantide

DI ANGELO LUCARELLA

La nostra società può essere definita “phygital”. È il termine usato da Nicoletta Prandi che nel suo libro “Effetto Atlantide” (in libreria con BDS, 2023) pone l’attenzione sul come la società contemporanea stia vivendo dei forti rischi di implosione. Lotte di potere, discriminazioni e pratiche aziendali al limite della legalità sono al centro del lavoro unito ad interviste di altissimo prestigio. L’inchiesta portata avanti da Nicoletta Prandi parte da una domanda di fondo: si possono sfruttare solo i venti a favore e riconoscere le ciambelle di salvataggio nel mondo della transizione digitale al fine di evitare naufragio sociale, politico e lavorativo della civiltà? Si può fare instradandosi su due binari:

  • conoscere i problemi dell’attualità grazie alla cronaca;
  • conoscere le buone pratiche a difesa della democratica convivenza civile.
  • Ma la tempesta perfetta è dietro l’angolo se consideriamo come la progressiva diffusione di
    tecnologie pervasive, ad alto tasso di Intelligenza Artificiale, stia allenando “onde sovrapposte la
    cui potenza non si è ancora del tutto sprigionata”.
    È proprio l’effetto Atlantide che porrebbe il paradosso per cui l’umanità possa finire sommersa da
    quella stessa tensione “a spingersi oltre, senza regole, solo perché, a un certo punto del tragitto,
    l’ansia della conquista di un primato ha avuto la meglio sulla prudenza”.
    Quest’ultime due frasi sono emblematiche per comprendere come il progresso digitale porti con sé
    anche aspetti negativi (non decifrati del tutto).
    Allora la sfida è sulla regolamentazione internazionale (e quantomeno a partire da quella europea)
    perché, quando la transizione digitale stessa incontra quella del destino delle nostre democrazie, si
    rischia di generare un abbraccio velatamente mortale nel senso che una delle due cose potrebbe
    sopraffare l’altra.
    C’è, quindi, una idea per evitare il naufragio Atlantide?
    Algocrazia appare inevitabile, ma è necessario definire un glossario supportato, possibilmente, da
    regolamenti o norme giuridiche.
    Strumenti che, ad esempio, potrebbero essere utili al mondo delle imprese ad alto tasso di
    interazione tecnologica (soprattutto quando implica anche il rapporto con i consumatori come il
    caso della pubblicità ingannevole).
    Tutto ciò potrebbe non bastare comunque.
    Perciò occorerebbe, secondo Prandi, perseguire politicamente almeno due obiettivi:
  • maggiore chiarezza nei confronti della comunità scientifica chiamata a testare e utilizzare
    soluzioni innovative;
  • alfabetizzazione massima degli utenti finali.
    Si tratta di un progetto non facile, ma sicuramente doveroso. Ci vorranno decenni. Eppure da
    qualcosa bisogna partire non dimenticando che il tempo è denaro e anche umano.
    Se al massimo avanzamento tecnologico non corrisponderà uno stesso grado di comprensione dei
    mezzi esistenti riguardo all’intelligenza artificiale, di certo (risulterà strano), ma di artificiale
    rimarrà anche il mondo reale. Si tratta proprio del paradosso dei paradossi.
    Una volta conosciuta l’entità di un probabile effetto Atlantide, allora, saremo nelle condizioni di
    sapere che esistono due velocità: quella dell’intelligenza artificiale e quella della politica nelle
    democrazie.

È evidente, infatti, che le democrazie, nonostante siano le migliori madri del progresso tecnologico,
sono molto indietro.


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