Economia

L’INGRANDIMENTO – Da Moody’s al Pnrr, la gimkana di Meloni

di Giovanni Vasso -


Un’altalena di emozioni, una gimkana di impegni cruciali per l’Italia. Il fine settimana di Giorgia Meloni è stato di quelli che non si dimenticano facilmente. L’atteso verdetto sul rating dell’Italia da parte di Moody’s è arrivato mentre tutto il Paese era incollato alla tv a gioire della vittoria della nazionale sulla Macedonia del Nord. L’agenzia non solo ha confermato il livello Baa3 ma ha pure migliorato l’outlook, passandolo da negativo a stabile. Una vittoria per Palazzo Chigi che ha licenziato una manovra in bianco ottenendo il plauso degli analisti internazionali. Che, però, hanno lanciato un avvertimento al governo: “Le prospettive di crescita continueranno ad essere sostenute dalla fornitura di investimenti nell’ambito del Pnrr fino al 2026, anche se permangono rischi concreti che l’Italia non sia in grado di sfruttare al massimo le risorse del piano nonostante le recenti proposte di riorganizzazione e riformulazione di alcune componenti”. Insomma, la crescita del Paese è appesa a un Pnrr. Che deve recuperare i ritardi causati dagli errori, tipo quello di affidare il piano per lo più ai Comuni, che si sono rivelati inadeguati a causa delle vistose lacune nei loro organigrammi, che vengono da governi precedenti. Tra cui anche quello di Mario Draghi. Per Meloni, incassata la prima vittoria sul rating, non è tempo di riposare sugli allori. L’esecutivo dovrà marciare a tappe forzate perché del Pnrr non vada perso neppure un euro. Si tratta di una partita delicatissima da giocare sull’asse Roma-Bruxelles-territori. Una triangolazione da brividi. Ma la sfida è di quelle che non si possono perdere.  


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