Il caso/ Monfalcone, il sindaco chiude due centri islamici. “Pericolosi e a rischio radicalizzazione”
Il Comune di Monfalcone ha assunto due provvedimenti – notificati oggi alle strutture interessate – che inibiscono, con effetto immediato, l’utilizzo dei due centri islamici cittadini come luoghi di culto.
“L’atto – ha sottolineato il sindaco Anna Maria Cisint – illustra nel dettaglio le violazioni delle condizioni di sicurezza e di ordine pubblico ed accerta la palese violazione delle norme urbanistiche. I controlli effettuati – anche su segnalazione di tanti concittadini, hanno portato a riscontrare che questi spazi, che formalmente ospitavano associazioni, nei fatti erano veri e propri luoghi di culto islamico, con un’affluenza di persone al di fuori di ogni capacità – anche sino a mille presenze – ed in contrasto con le disposizioni d’uso dei locali, destinati a funzioni commerciali e direzionali. Si tratta di fini non consentiti e di afflussi tali da generare rischi concreti alla incolumità pubblica”.
Dalle verifiche sono emersi casi di partecipazione, all’interno dell’immobile, di centinaia e centinaia di persone e la sala, durante queste funzioni religiose, risultava talmente sovraffollata da non consentire neanche l’accesso all’interno. Il non indifferente aggravio del carico urbanistico ed il grave affollamento determina un serio pericolo per l’ordine e l’incolumità pubblica, specialmente per l’assenza di presidi di sicurezza”.
“La legalità, la sicurezza e il rispetto delle norme – continua il sindaco Cisint – sono un elemento fondamentale di garanzia del convivere civile, che assume un particolare rilievo in una città come la nostra per la presenza di una consistente comunità musulmana, refrattaria a ogni processo di integrazione e che mostra sempre più il volto integralista, soprattutto nei confronti delle condizioni delle donne.
Con questi provvedimenti si sgretola il muro di un tabù che tollera l’esistenza di centri islamici che agiscono come zone franche di predicazione, impermeabili al controllo, dove non si pratica l’uso della lingua italiana e dove chiunque può trovare rifugio, come dimostra il caso degli ultimi giorni dell’algerino arrestato a Milano.
Dopo aver scongiurato la realizzazione di una grande moschea in città, ora anche queste associazioni sono chiamate a rispettare le regole del piano regolatore, che si applicano a tutti i cittadini e sulla cui violazione proliferano molto spesso queste strutture. Nel contempo, vogliamo rispondere alle istanze di sicurezza della popolazione in un contesto nel quale anche nelle nostre strade si manifestano espressioni che inneggiano al fondamentalismo e al terrorismo palestinese”.
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