Il “Sacco di Roma”, la speculazione nei palazzi storici
“Il Sacco di Roma”, la speculazione nei palazzi storici
di ROBERTO BILOTTI RUGGI D’ARAGONA
2016, Palazzo Pecci Blunt, piazza Ara Coeli, la Soprintendenza approva progetto che prevede lo smantellamento della cappella affrescata e di tutti i suoi apparati decorativi. Al posto dell’altare il water. Il “salone Ruspoli” con gli affreschi di Taddeo e Federico Zuccari tagliato in due per ricavare “Master Bedroom” e “corridor“; la loggia affrescata da Raffaellino da Reggio in “Kitchen“; la galleria dei paesaggi (affaccio su via tribuna tor dè specchi) divisa in “bathroom” e “dressing room“.
Nel 2016 la Soprintendenza autorizza lo smantellamento del Palazzo Sacchetti in via Giulia progettato dal Sangallo nel 1542, affrescato da Salviati e la dispersione degli arredi e pertinenze a Londra in asta Sotheby’s (Of Royal And Noble Descent Including Works Of Art From Palazzo Sacchetti, Rome, 19 January 2016). Cancellate le testimonianze dell’erudita cultura classica del cardinale Giulio e suo fratello Marcello che li commissionarono proprio per questi ambienti. La biblioteca boiserie sdradicata e perfino il “baldacchino” simbolo identificativo di cultura secolare dei “Marchesi di Baldacchino” “4 al mondo: Sacchetti, Patrizi, Theodoli, Serlupi) finito sul mercato inglese con la benedizione della Soprintendenza.
Oggi è la volta di Palazzo Salomoni Alberteschi e del suo piccolo cortile con finestroni ad arco che costituiscono raro esempio della corrente sintetista sangallesca nell’architettura rinascimentale cinquecentesca romana. Questi fino ad oggi davano luce alla scala e consentivano di vedere gli elementi caratterizzanti quali i portali in pietra, le volte a crociera capitelli e stemmi che vengono occultati dal progetto scellerato approvato dalla Soprintendenza Speciale di Roma. Anche il lapideo romano nel cortile non ha migliore fortuna tra ascensore e condizionatori.
Continua il “Sacco di Roma” in barba ai decreti di tutela emessi a suo tempo dal Ministero dei Beni Culturali per tutelare i palazzi romani. Il 24 maggio 1955 il Palazzo Salomoni Alberteschi veniva dichiarato d’importante interesse culturale e sottoponeva a tutela le sue componenti architettoniche con apposito Decreto ministeriale n° 48534 del 24 maggio 1955 – trascritto a Roma il 12 dic. 1955. che oggi la Soprintendenza rinnega come già avvenuto per i palazzi Pecci e Sacchetti.
La legge 13 del 1989 sul superamento delle barriere architettoniche consente ai portatori di handicap la possibilità di installare in qualsiasi edificio condominiale un ascensore o altra apparecchiatura per disabili quali il servoscala e ogni altra struttura mobile facilmente removibile che ne faciliti i movimenti art. 2, comma 3, legge 13/1989. L’applicazione della legge incontra il limite normativo nel rispetto dell’edificio, del rispetto della sua identità storica architettonica e l’intervento non può recare pregiudizio al fabbricato né alterarne il decoro architettonico, né l’intervento può rendere inservibili all’uso o al godimento anche di un solo condomino, ma a Via dei Pettinari sta avvenendo proprio questo.
Il palazzo nel ‘400 era appartenuto ai Paloni vecchia famiglia romana estinta con sepoltura in S. Maria in Publicolis è passato nel ‘500 ai Salomoni Alberteschi, di origine longobarda, con senatori e conservatori in Campidoglio dal XII sec. estinti nel ‘700. Ad essi si deve l’impianto rinascimentale con doppio portale architravato con gli emblemi araldici, i nodi di Salomone e teste leonine, fregio con iscrizione D (omus) SALOMONIA ALBERTISCORUM cornicione a guscio con simboli araldici, finestre con cornici in travertino su marcapiano.
La collocazione dell’ascensore avrebbe dovuto, almeno, essere preceduto da un intervento di riordino delle preesistenze per renderlo meno invasivo. Rimangono, invece, sull’unica parete che avrebbe consentito una maggiore aderenza gli enormi vecchi condizionatori aggettanti posizionati a suo tempo disordinatamente, e alcuni contatori, che hanno fatto perdere circa un metro dalla parete da dove inizia lo scavo nel piccolo cortile rinascimentale. La Soprintendenza ha preferito essere sbrigativa, autorizzando la collocazione centrale sorvolando sulla rimozione-spostamento degli elementi non consentendo l’aderenza dell’ascensore alla parete.
Anche la Soprintendenza Archeologica sembra non curante della tutela delle presenze archeologiche, eppure, l’articolo 11 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, D.lg 42/04 prevede particolare attenzione. all’art 11 “assoggetta alle disposizioni espressamente richiamate le seguenti lapidi e iscrizioni al punto a), in via prioritaria ma in via dei Pettinari rimane teoria. L’epigrafe in pietra dovrebbe rivestire particolare importanza scientifica, per la storiala conoscenza della società antica, dei suoi usi e costumi, della religione, dei rapporti tra i vari strati della popolazione, per la prosopografia, per la comprensione di determinati eventi anche sotto il profilo grafico che in questo caso è stata ignorata e subordinata ad un atto amministrativo.
L’ascensore invade tutto il cortile, lo spazio aperto che dovrebbe essere di uso di tutti i condomini non c’è più, buttate le piante, il verde che rendeva umano il palazzo. Un progetto predatorio che strumentalizza a proprio uso interpretativo la legge facendo lega sull’ignavia delle istituzioni preposte alla vigilanza del territorio.
L’Italia si afferma ancora una volta come il Paese dei furbetti. Soprattutto quando si parla di palazzi si afferma il detto “fatta la legge trovato l’inganno” atti astuti a danno di altri e della collettività la richiedente dell’ascensore invece “deambula” in giro senza accompagno. La soluzione per arrivare più comodamente nel suo appartamento poteva essere il montascale, servoscala, che consiste in un impianto per il sollevamento e il trasporto delle persone con difficoltà di movimento. Lo scopo del montascale è quello di permettere alla persona di superare una scala, un dislivello o una barriera architettonica. Certamente con l’ascensore l’appartamento al terzo piano acquisterà notevole più valore a danno degli altri comproprietari e della storicità del palazzo. Una vera truffa sulla quale ci sarà battaglia in Tribunale e dove la Soprintendenza dovrà spiegare perché ha approvato un progetto che cancella la storia a danno del patrimonio culturale della Capitale.
Queste modalità della Soprintendenza cancellano l’identità architettonica, storica, culturale del palazzo, occultano gli archi quattrocenteschi sovrapposti della scala, l’iscrizione romana lapideae, rendono ancora più buie ed invivibili le stanze che affacciano sul cortile creando un grave danno ai proprietari contro il dettato normativo. I condomini stanno per presentare interrogazione a risposta scritta al Ministro Sangiuliano per tentare di tutelare la culturalità del palazzo.
(Ferruccio Lombardi, “Roma, palazzi, palazzetti, case, progetto per un inventario 1200-1870”, Edillstampa 1992 pag. 321)
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