Politica

PRIMA PAGINA – L’Italia del “Red Friday” e Salvini sfida il sindacato

di Adolfo Spezzaferro -


L’immagine plastica dello scontro tra Cgil e Uil e Matteo Salvini è data dai rispettivi segretari Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri che disertano l’incontro al ministero dei Trasporti convocato ieri per le 18. I due sindacalisti vanno allo scontro finale e prendono ulteriormente tempo per far montare la polemica, infischiandosene almeno a parole e per adesso del fatto che Salvini abbia precettato lo sciopero. Se la protesta generale di venerdì indetta da Cgil e Uil, bocciata dal Garante e precettata dal Mit, è l’occasione giusta per Matteo Salvini di tornare in pista come leader della Lega di lotta (e in questo la premier Giorgia Meloni gli sta lasciando le mani abbastanza libere), è a maggior ragione l’occasione perfetta per la sinistra per scendere in piazza contro il governo. Lo scontro politico sullo sciopero, che lascia sullo sfondo le ragioni della protesta e ancor di più il significato di una mobilitazione dei sindacati (che è contro la manovra e non per battersi per il salario dei lavoratori, per esempio), può andare oltre la contrapposizione Salvini-Landini (e Bombardieri). La sinistra può farne un appuntamento storico per fare qualcosa davvero di sinistra: una mobilitazione generale contro la destra al governo.
In questa ottica, la politicizzazione dello sciopero, voluta dai sindacati e portata allo scontro frontale da Salvini, è un assist che il leader della Lega fa alla sinistra. Ecco perché venerdì oltre alla protesta nel settore dei trasporti e all’obiettivo di bloccare il Paese dovrebbe esserci un corteo, una manifestazione della sinistra che sia ancora più ampia (guardando al campo largo) di quella di sabato scorso del Pd a piazza del Popolo. Anche perché dello sciopero i cittadini non capiscono il senso né la necessità. Tutti vedono soltanto lo scontro tra un ministro del governo Meloni e i segretari di Cgil e Uil. Se i centristi bocciano lo scontro prendendo le distanze sia da Salvini che da Landini e Bombardieri (restando neutrali come fa la Cisl, che non aderisce allo sciopero) la sinistra va all’attacco del governo. Ma paradossalmente non lo fa abbastanza: deve prendersi la piazza dello sciopero.

Lo scontro tra Salvini e sindacati e l’occasione della piazza del “Red Friday”

Intanto i due sindacalisti e il leader della Lega si prendono la scena. “Noi lo sciopero non lo ritiriamo. Abbiamo già mandato una lettera alla Commissione di garanzia nella quale per senso di responsabilità abbiamo escluso il trasporto aereo, anche perché non sono stati identificati i voli, come si sarebbe dovuto fare, che avrebbero in qualche modo permesso di rispettare le fasce di garanzia. Se si arriva alla precettazione, la sensazione è che si mette in discussione il diritto di sciopero in questo Paese”, commenta Bombardieri. “Lo sciopero non è messo in discussione – chiarisce il leader Uil -. Aspettiamo di vedere se e quali settori che saranno precettati. Ricordo che ci sono le fasce di garanzia anche nei settori pubblici. Quindi una precettazione non serve. Se la scelta del governo è questa ne trarremo le conseguenze”. “Noi lo sciopero non lo ritiriamo”, si legge nella lettera alla Commissione. Inoltre Landini e Bombardieri ricordano “che le modalità di astensione sono state previste garantendo servizi minimi e ogni altra garanzia che non faccia venir meno il diritto alla mobilità dei cittadini come la stessa legge prevede”.
Al di là dei proclami e delle belle parole, fermo restando che la sinistra ha una grande occasione di sfruttare appieno la caparbietà di Santini, resta il sospetto che Bombardieri e soprattutto Landini intendano sfruttare lo sciopero e la polemica che ha scatenato per fare carriera in politica. Non sarebbe il primo, l’ex leader dei comunisti metalmeccanici della Fiom, ad entrare nel Pd, per esempio, dopo la Camusso e prima di lei Cofferati e Epifani). Anche perché, nonostante il sindacato abbia speso nel solo 2022 ben 2,7 milioni di euro (dei tesserati) per promuovere l’immagine del suo segretario, in media ogni giorno 121 lavoratori stracciano la tessera della Cgil. Dal 2019 (inizio dell’era Landini) al dicembre 2022, infatti, la Cgil ha perso ben 177mila iscritti.


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