Esteri

Il ritorno dei Padrini e la Nyc connection

di Rita Cavallaro -


La New York di don Vito Corleone, di quella mafia dei Gambino che aveva allungato i suoi tentacoli dalla Sicilia agli Stati Uniti, resa celebre da Il Padrino di Francis Ford Coppola. E che sembrava una storia del passato, ormai rimasta impressa su una vecchia pellicola che vinse l’Oscar nel 1973. Cinquant’anni dopo, quella storia diventa di nuovo presente, con i suoi protagonisti ancora pericolosi. Evoluti, perché cambiano i tempi e le infiltrazioni sono così profonde nel tessuto sociale e aziendale che i metodi non prevedono più i regolamenti di conti a colpi di pistola per strada.

Ma le estorsioni e le minacce sono quelle di una volta, una forma capillare di controllo del territorio sulla quale hanno stretto il cerchio gli investigatori della Direzione distrettuale Antimafia di Palermo, che ieri hanno arrestato 17 persone. Il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e l’Fbi hanno eseguito sette provvedimenti di custodia cautelare in Sicilia e dieci nella Grande Mela, per associazione per delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta. L’inchiesta conferma l’esistenza di un asse tra la famiglia della mafia newyorkese dei Gambino e i clan palermitani di Partinico, Borgetto e Torretta, già al centro della madre di tutte le operazioni antimafia, quella Pizza Connection condotta dal giudice Giovanni Falcone negli anni Ottanta, che aveva fatto luce sui rapporti tra mafie di vecchio e nuovo continente. E che dai cugini siciliani avevano tratto ispirazione sulle modalità con cui portare avanti gli affari. Primo tra tutti il pizzo, con le decine di taglieggiamenti che l’Fbi ha accertato a danno di imprese edili della Grande Mela. Con i capi che ordinavano e gli affiliati che si occupavano delle riscossioni, facendosi aiutare dalle gang locali nel prelievo “coatto” del denaro alle vittime. Le quali non denunciavano le estorsioni perché la paura di ritorsioni era più grande delle somme che i mafiosi chiedevano. Il modus operandi della famiglia Gambino, infatti, era stato importato da Palermo e prevedeva di non pretendere somme ingenti, per non inimicarsi gli imprenditori taglieggiati e assicurarsi che avrebbero sempre pagato. Era l’insegnamento di Francesco Rappa, detto Ciccio, storico capomafia di Borgetto, condannato definitivamente per tre volte per associazione mafiosa. È lui il fulcro delle indagini.

Dagli anni Settanta, infatti, Rappa era inserito nei traffici internazionali di droga tra Sicilia e New York, certificati dalle diverse operazioni di polizia, tra cui quelle del vicequestore Boris Giuliano, il super poliziotto con una formazione alla scuola di Quantico dell’Fbi, ucciso dalla mafia. E suo figlio Alessandro, alla guida della Direzione centrale anticrimine, ha coordinato le indagini con gli Usa, che hanno portato ancora alla luce il filo rosso tra Palermo e New York. Hanno accertato che Rappa aveva stretto così tanto i legami con i Gambino da diventare un interlocutore privilegiato soprattutto dopo la morte di Frank Calì, detto “u Franki”, elemento di massimo spicco della famiglia ucciso nel 2019 davanti alla sua villa di Staten Island da un sicario che l’aveva crivellato di colpi per poi travolgerlo con l’auto durante la fuga. Rappa, a capo del clan Borgetto, aveva dunque avviato rapporti personali con Gabriele Gambino, figlio dello storico boss newyorkese, tanto da conquistarsi un ruolo di “privilegiato e autorevole interlocutore degli affiliati del sodalizio mafioso attivo negli Usa, perpetuando così la sua delicatissima funzione di collegamento tra la consorteria mafiosa siciliana e quella statunitense”, scrivono gli inquirenti. In una collaborazione fattiva, come hanno dimostrato le intercettazioni dell’inchiesta. I siciliani intervenivano costantemente nelle estorsioni. Quando i Gambino avevano difficoltà a riscuotere il pizzo dai ristoratori siciliani che vivevano a New York chiedevano aiuto ai “cugini” di Palermo i quali, tramite ricatti e minacce, consentivano alla famiglia di incassare immediatamente le somme di denaro


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