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Roma vs Arabia: il degrado che fa bene agli affari di Riad

di Rita Cavallaro -


Poco più di un mese fa Roberto Gualtieri era volato a New York per promuovere la candidatura della Città Eterna a Expo 2030. “Tutti concordano che il nostro progetto è bellissimo, la partita è ancora aperta”, aveva assicurato il sindaco fantasma. E invece no, perché l’immagine del degrado di Roma e le politiche fallimentari dell’Amministrazione targata Pd avrebbero già pesato sulla sfida per l’Esposizione Universale, che vede gli arabi scalzare gli italiani nell’evento mondiale. D’altronde il progetto su carta di Gualtieri ormai da tempo fa a botte con una realtà scandalosa: la Capitale è nel caos. E i cittadini sono in rivolta, per una serie di disagi che non solo non accenno a risolversi, ma che lo stesso sindaco minimizza, in un delirio onirico in cui si autoincensa per gli interventi e addossa l’incapacità alle amministrazioni precedenti.

Il cuore di Roma è ostaggio dei cantieri, necessari per poter sperare di completare le opere in vista del Giubileo 2025, ma i lavori e le chiusure di intere strade hanno fatto sprofondare nel traffico la città e tutto l’anello. Cento metri in dieci minuti con l’auto, che a questo punto tanto vale andare a piedi o raccogliere da terra uno delle decine di monopattini abbandonati “in sosta selvaggia” senza alcun rispetto. C’è n’è uno a ogni angolo, cosicché i turisti sono spesso obbligati a fare lo slalom tra i trabiccoli cinesi e i cumuli di immondizia dei cassonetti ricolmi. “Io sapevo che mi sarei preso le maledizioni dei romani”, ha detto Gualtieri, “e in alcuni casi consapevolmente ho deciso di non rimandare a dopo le elezioni. Il problema di Roma non è che ci sono i cantieri ma che ce ne sono stati troppo pochi in passato. E il traffico si riduce esattamente con queste opere”. Nessun problema, dunque, dagli oltre cento cantieri, tra metro e piazze, attivi nella Capitale.

La colpa non è di chi non è stato in grado di prevedere una mobilità alternativa, ma degli amministratori del passato e perfino dei romani, cattivino impazienti che non sopportano ore interminabili tra gli ingorghi. Se l’attesa del piacere è il piacere stesso, gli automobilisti dovrebbero godere nel restare fermi nel caos, che tanto un domani gli ingorghi di Roma si risolveranno e in città la circolazione scorrerà come su un autodromo. E chi ha una soglia di tolleranza troppo bassa prenda gli autobus. Peccato che proprio ieri il rapporto dell’Osservatorio stili di mobilità, realizzato da Ipsos e Legambiente in collaborazione con Unrae, ha messo la Città Eterna sul podio per i disagi alla mobilità. Tanto che “il 33 per cento della popolazione è costretto a rinunciare a spostamenti, sacrificando opportunità di lavoro, studio e visite mediche”. Anziché correre ai ripari aumentando il numero di treni, bus e metro, la parola d’ordine di Gualtieri è “tolleranza zero”, con i vigili urbani impegnati in multe a raffica alle auto in doppia fila. E ha fatto spallucce all’indecente richiesta dei tassisti, che volevano 3 euro in più a corsa come “indennità di traffico”. Sulla questione dell’aumento delle licenze dei taxi, diventati ormai un miraggio per i viaggiatori, invece il sindaco si è battuto: contro! Arrivando a scontro perfino con il governo, che aveva previsto di bandire un 20 per cento in più. Gualtieri aveva tenuto duro pure sulla Ztl Fascia verde, che vietava l’intero anello ai veicoli più inquinanti.

Provvedimento rimandato a seguito delle barricate di associazioni e cittadini. Fermo del tutto, invece, il progetto del termovalorizzatore, l’opera mastodontica da 700 milioni di euro che dovrebbe risolvere il problemi rifiuti. Opera che, a parole, avrebbe dovuto già essere iniziata e che nei fatti non ha visto neppure l’apertura dei bandi. Su carta i progetti di Gualtieri sono sempre bellissimi e il sindaco fantasma a New York l’ha detto che la Città Eterna è la candidata naturale per Expo 2030. Peccato che l’Arabia Saudita voglia a tutti i costi l’Esposizione universale, che vale almeno 30 miliardi di euro. E l’ha manifestato a chiare lettere a Gualtieri, da Casina Valadier, la location d’eccezione nel cuore di Roma in cui, dal 25 al 29 settembre, si è tenuto Saudi Village, l’evento di promozione che, in realtà, era la sfida del principe ereditario Mohammed bin Salman al fantasma che, al massimo, può fare “Sim salà bim”.


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