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PIATTORICCO: Cazzi m’palati o malati

di Edoardo Sirignano -


Cazzi ‘mpalati o malati. Non dobbiamo pensare a un qualcosa di trasgressivo, ma piuttosto a una tipicità della provincia di Avellino. Con questo termine, infatti, vengono indicati i classici tarallini al vin cotto, preparati nella Media Valle del Calore, quando finisce l’estate e si abbassano le temperature. Pur non avendo un aspetto spaventoso o scabroso, come induce il loro appellativo, sono un dolce fantastico e molto semplice da preparare.

Gli ingredienti sono due: la farina e il mosto. Le nonne, quando quest’ultimo inizia a bollire, ovvero dopo diverse ore di cottura per eliminare ogni impurità, ne prelevano una parte e lo mischiano col derivato di grano duro. Così nascono i rinomati anelletti. L’unica variante può essere solo quella mela cotogna, oggi merce rara, non solo in Campania, e un tempo prelevata dagli alberi utilizzati dai contadini per dividere le proprietà. Si tratta, dunque, di un dessert povero, una ricetta antica che richiama a una tradizione lontana.

Ecco perché ogni irpino quando rientra a casa non può fare a meno di una specialità, che pure se all’apparenza induce al male o allo scabroso, è un vero e proprio tocco di gioia per bambini e fuorisede. Grazie a questi taralli non solo si può fare qualche battuta, richiamando a quanto accadeva tra le vigne nelle vendemmie passate, ma si diffonde una cultura enologica in borghi, dove l’uva non è solo parte integrante del paesaggio.


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