Romano Prodi: “Gli errori che hanno ridimensionato l’Ue”
ROMANO PRODI POLITICO
Romano Prodi, parlando di Ue, non perde il vizio delle metafore popolari e, dette tra noi, un po’ ostiche da comprendere subito. Ricordate: lavorare un giorno in meno per guadagnarne come se si fosse lavorato un giorno in più? Adesso, in collegamento con Samarcanda, dove ha partecipato al 16esimo Forum economico euroasiatico, Romano Prodi ammette che l’Unione europea, così com’è oggi, è (quantomeno) acerba e, pertanto, non riesce a esprimere tutto il suo potenziale. Per spiegarlo, l’ex premier, già presidente della Commissione Ue, ha scelto un’immagine che profuma di pane. Ma di pane cotto male. “L’Ue, negli ultimi anni, è stato il miglior pane che ha nutrito l’umanità, ma questo pane è ancora cotto a metà e il pane che non è cotto non è buono”.
Ma che voleva dire, Prodi, alla platea di Samarcanda? Nient’altro che l’Ue, sempre più marginale nel dibattito economico e politico globale, avrebbe dovuto e potuto essere altro da ciò che è adesso: “Potenzialmente l’Ue ha un potere straordinario, la nostra produzione industriale e anche l’export sono maggiori di quelli degli Stati Uniti, ma dopo aver lavorato bene sull’economia, con l’euro, ora dobbiamo fare l’unità europea nella difesa e nella politica estera”. Ecco qui il pane non cotto ancora abbastanza. “Con molta onestà intellettuale – ammette Prodi -, pur riconoscendo quanto la situazione internazionale ha reso più complicato il nostro compito do a noi la maggior colpa dell’indebolimento dell’Europa”. Gli europei, anzi Bruxelles, ha fatto praticamente di tutto per auto-sabotarsi.
Pertanto, Romano Prodi attacca: “Se l’Ue non riesce più ad avere quell’influenza, quella vicinanza, quel potere dolce che aveva nell’Asia centrale la responsabilità è nostra. Abbiamo fatto l’euro, avevamo buone relazioni con la Russia e la Cina, eravamo un ponte, dobbiamo adagio adagio ricostruirlo”. Ma l’Ue ha scelto un’altra strada, quella di farsi del male da sola: “La prima cosa da fare è l’unità europea nella difesa e nella politica estera per tornare ad essere quell’ovvio punto di riferimento che eravamo in quella regione. Il ruolo dell’Ue si è fortemente indebolito anche nel Mediterraneo”.
L’ex presidente della Commissione Ue si dice quindi convinto che le prossime elezioni europee di giugno “faranno fare un salto in avanti”, anche perché dopo la Brexit, con il Regno Unito a cui “le cose non vanno bene”, si è capito che non conviene “allontanarsi dall’Europa”. Del resto, la speranza è l’ultima a morire. E non è che in Europa le cose, stando ai ferali bollettini economici di Eurostat, delle agenzie internazionali e degli analisti economici, non è che stiano andando davvero alla grande.
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