Economia

Unimpresa: “Extraprofitti bancari? Zero introiti per lo Stato…”

di Giovanni Vasso -


Extraprofitti bancari? Zero introiti: Unimpresa lancia l’allarme, la misura del governo rischia di non portare nemmeno un centesimo nelle casse dello Stato. Secondo il centro studi dell’organizzazione delle imprese, “la quasi totalità del settore bancario” potrebbe seguire l’esempio di Unicredit. E, cioè, preferirà accantonare a riserve un importo pari a 2,5 volte “il teorico prelievo fiscale”. Tutto come previsto dalla legge, o meglio dalle modifiche innestate sul progetto originario del prelievo per gli extraprofitti. I numeri parlano chiaro. Secondo le proiezioni di Unimpresa sugli extraprofitti, “le attuali previsioni di gettito, pari a 3 miliardi e 248 milioni di euro, ovvero la somma massima che lo Stato potrebbe teoricamente incassare dopo le modifiche alla imposta straordinaria introdotte con l’emendamento del governo al decreto ’asset’ (atto senato 854), sono solo teoriche”. Ciò perché “tale importo considera, come limite di versamento, lo 0,26% dell’esposizione al rischio su base individuale: si tratta degli attivi ponderati al rischio ovvero Rwa (risk weighted asset)”. In pratica, spiegano gli analisti di Unimpresa: “Per quantificare questa voce, la relazione tecnica all’emendamento fa riferimento a una stima calcolata prendendo in considerazione il capitale primario di classe 1 (Cet1) e il relativo coefficiente”. Il governo stima, dunque “che l’attivo ponderato sia circa il 38% dell’attivo complessivo ovvero un importo pari a 1.249 miliardi e lo 0,26% equivale a 3 miliardi e 248 milioni. L’introduzione della opzione per le banche, la possibilità di versare una somma pari a 2,5 volte la tassa al rafforzamento patrimoniale, rende pari a zero il gettito qualora tutti gli istituti di credito preferissero, come è probabile, evitare il pagamento della nuova tassa”.

Per il consigliere nazionale di Unimpresa Manlio La Duca la tassa rischia di trasformarsi in un flop: “Sul piano fiscale siamo di fronte a una norma sostanzialmente neutrale che non avrà alcun impatto tangibile sui bilanci bancari e sulle finanze pubbliche. Secondo quanto spiegato dal governo, le modifiche introdotte al decreto in sede di conversione, durante l’iter parlamentare, hanno come obiettivo di offrire alle banche una opzione rispetto al pagamento della tassa sugli extraprofitti ovvero un incremento della patrimonializzazione”. Ma non basta: “Ciò con l’obiettivo di accrescere l’offerta di prestiti alle imprese e alle famiglie. Tuttavia, l’attuale restrizione del credito non è legata tanto agli attuali livelli dei coefficienti patrimoniali, quanto all’aumento del costo del denaro che ha cagionato un incremento dei tassi d’interesse e, più in generale, un brusco peggioramento delle condizioni di accesso ai finanziamenti bancari”.

 


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