Noto: “Così Meloni vince e smentisce le Sibille La Lega? Perde al Nord”
ANTONIO NOTO, AUTORE
Noto: “Così Meloni vince e smentisce le Sibille La Lega? Perde al Nord”
DI EDOARDO SIRIGNANO
“Per Meloni cambia poco o nulla e smentisce chi immaginava che potesse scivolare. Sembra che il centrosinistra, come successo a Monza, abbia rinunciato a giocare sin dal principio”. A dirlo il sondaggista Antonio Noto.
Come commenta quanto è venuto fuori dalle urne del Trentino?
Parliamo di una terra di autonomisti. La loro riconferma era abbastanza scontata. Detto ciò, Svp perde consensi. Bisogna capirne bene le ragioni. I simboli, a cui siamo abituati, a queste latitudini, hanno avuto sempre percentuali sotto il 10%, se non sotto il 5%. Fratelli d’Italia è il primo tra i partiti che tutti conosciamo e questo vale più di mille parole.
Chi ha perso nella maggioranza?
La Lega è quella che ha perso qualcosa per strada.
Possiamo parlare di tonfo del Carroccio?
È azzardato. La Lega, in Trentino, prima era forte perché più autonomista. Una parte di popolazione la votava perché, a livello generale, la riteneva più convincente su determinati temi. Il partito più nazionale e meno nordista di Salvini, oggi, probabilmente sposta quei voti più a destra, non verso Fratelli d’Italia, ma piuttosto verso no vax e altre forze.
Ciò deve portare a una riflessione?
Solo nel Nord Est sono riuscite a spuntarla forze contrarie ai vaccini. Basta vedere quanto successo, lo scorso anno. con le regionali in Friuli e le comunali a Udine e due anni fa con il primo cittadino di Trieste. Stiamo parlando, però, di un’area particolare del Paese.
Il partito, una volta di Berlusconi, invece, ne esce indebolito dal Trentino?
Forza Italia partiva già basso, pur avendo sicuramente diminuito il proprio appeal, a queste latitudini. Alle precedenti elezioni aveva preso il 2-3%. Non c’è stato un passaggio dal 15 al 2%.
La sinistra, al contrario, è completamente fuori dalla partita…
La sinistra non ha giocato né in Trentino, né a Monza, dove è stato demandato tutto al povero Cappato, a mio parere candidato tappabuchi. Sin dal primo istante, si è considerato che in quel collegio fosse in vantaggio il centrodestra e quindi si è fatto un qualcosa che poteva essere fatto meglio. Se occorreva sperimentare, bisognava investire politicamente su unprofilo che potesse essere trasversale sia al Pd di Schlein che al M5S.
Cambia qualcosa quando queste due forze corrono insieme?
Perdono anche se vanno insieme. Molto spesso, però, si ritrovano laddove sono già perdenti. Due partiti deboli, pure se si uniscono, non equivalgono mai a uno forte. Pd e M5S non riescono a fare sintesi quando c’è possibilità di vittoria, ma invece lo fanno bene quando sanno di avere un gap incolmabile. Ciò favorisce, senza ombra di dubbio, l’avversario.
Chi paga di più tale modus operandi?
Il M5S è quello che paga di più sui territori. Quando nello stesso giorno nel Lazio si è votato sia per le politiche che alle amministrative, ci sono stati 7-8 punti di differenza. Nelle comunali, dove contano le preferenze, il Movimento è sempre debole, non essendo radicato e non potendo contare su personaggi forti. Laddove, invece, c’è una contesa basata sulla cosiddetta forza di marchio, riesce a giocarsela meglio.
La Meloni esce più forte o più debole da questa contesa?
Ne esce uguale. Galliani è più un senatore della famiglia Berlusconi che di Forza Italia. Non stiamo parlando di chi fa vita di partito. Per quanto riguarda Trento, nessuna grande novità. A Bolzano, invece, c’è un mutamento: l’Svp, che di solito si allea più con la sinistra che non con la destra, adesso avrà qualche difficoltà in più a ripetere il vecchio schema. Il Trentino, Foggia o Monza, però, pesano meno che zero sul governo. Domani ce ne saremo dimenticati.
Può avere qualche ripercussione sull’esecutivo, al contrario, quanto accade in Medio Oriente?
Non ha alcun impatto per quanto concerne il consenso. Gli italiani condannano l’attacco di Hamas come chi è a Palazzo Chigi. Mentre sul conflitto tra Putin e Zelensky, la questione armamenti sancisce un’evidente spaccatura, in questo caso ciò non accade. Lo stesso Crosetto ha chiarito come il governo è con Israele, ma non manderà rifornimenti militari, né interverrà. Non si è creato, dunque, quel conflitto tra maggioranza e opposizione, come accaduto in seguito all’invasione dell’Ucraina. Sembra quasi che la posizione di Meloni sia condivisa da buona parte della minoranza. Non ho letto, infatti, particolare condanne da parte dei suoi leader.
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