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Le domande della comunità rom sul conflitto Israelo-Palestinese: la riflessione di Najo Adzovic

di Redazione -


Con un comunicato stampa, l’ex delegato del sindaco di Roma per la comunità rom sinti e caminati, Najo Adzovic ha aperto a una riflessione sul conflitto che in questi giorni si è inasprito tra Israele e Palestina. Un conflitto che parte da lontano, come antiche sono le sofferenze dei popoli che sono stati vittime delle violenze e dei conflitti di fronte al mondo intero.

Il comunicato stampa di Najo Adzovic

“Prima di condividere queste riflessioni sul conflitto israelo-palestinese, è importante notare che entrambi i popoli, ebrei e rom, hanno sofferto enormemente durante il periodo dell’Olocausto. Migliaia di rom e cinque milioni di ebrei sono stati vittime dell’olocausto nazista, subendo discriminazione, persecuzione e l’orrore dei campi di concentramento. Questi eventi hanno lasciato cicatrici profonde nella storia di entrambi i gruppi.

Oggi, mentre il popolo ebraico ha stabilito una patria in Israele, il popolo rom continua a cercare una terra promessa e a lottare contro la discriminazione. E mai come oggi la comunità Rom sarebbe disposta a chiedere cittadinanza israeliana. Tuttavia, ciò che assistiamo nel conflitto israelo-palestinese è una situazione che solleva molte domande.

Il recente conflitto ha portato a perdite di vite umane tra civili, compresi molti bambini. È essenziale chiedersi perché si verifichino tali tragedie. Cosa ha portato Israele a questa situazione? Ora il mondo intero vede queste stragi e crimini contro civili soprattutto bambini e famiglie intere, uccisi, torturati e sgozzati, anche bambini nei loro letti, una carneficina che entrerà nei libri di storia. Ma la domanda che mi faccio è perché questa carneficina contro civili e soprattutto bambini? Il fatto è che c’è stata una politica aggressiva nei confronti dei palestinesi, con arresti di bambini e presunte torture in luoghi detentivi speciali, oltre a conflitti armati che coinvolgono anche le forze armate israeliane.

La domanda cruciale rimane: perché un popolo che ha subito discriminazione in tutto il mondo, come gli ebrei in passato, non mette in atto politiche preventive per una convivenza pacifica tra i diversi popoli della regione? Creare odio e rancore non sembra essere una soluzione sostenibile. È fondamentale cercare vie di pace e cooperazione, anziché alimentare il ciclo di violenza.

Purtroppo la fiducia riposta in Hamas, si è rivelata non possibile, perché dopo questi ultimi fatti si è ancor di più rivelato come un movimento terrorista che tiene in ostaggio il pacifico popolo palestinese, e quindi un movimento politico/terroristico che deve essere sradicato completamente, anche con l’aiuto del popolo palestinese, solo così si potranno evitare altri inutili spargimenti di sangue, strumentalizzazioni, sia dei palestinesi che di Israele, e si potranno avviare negoziati di pace.

Inoltre, è importante ricordare che la comunità internazionale deve svolgere un ruolo significativo nel promuovere la pace e nell’evitare che i conflitti si intensifichino. Speriamo che ci sia uno sforzo comune per trovare soluzioni pacifiche e sostenibili per entrambe le parti coinvolte.”


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