Per Abbonati

Calcioscommesse, Corona ora attacca Spalletti

di Angelo Vitale -


Calcioscommesse, Fabrizio Corona ora attacca Luciano Spalletti. Il ct della Nazionale, a proposito dei due calciatori indagati Tonali e Zaniolo che avevano lasciato Coverciano dopo l’arrivo della polizia prima della partita Italia-Malta, aveva detto: “I calciatori devono capire che sono personaggi famosi e che ci sono altri che diventano famosi andando a spiare e a sciacallare su di loro per avere pubblicità”.

Corona ha oggi replicato con una lunga storia su Instagram: “Spalletti è entrato come parte in causa per cercare di proteggere il suo lavoro e i suoi interessi dalla destabilizzazione che deve aver provocato l’arrivo della procura a Coverciano. Il suo giudizio credo si poggi in parte sui tuoi trascorsi con il mondo del calcio e in parte sul fatto che nelle storie Instagram e negli articoli pubblicati viene parecchio enfatizzato il tuo compiacimento per i risultati dello scoop in termini di visibilità e potenziale denaro. La tua esuberante autoreferenzialità facilita le parti in causa (e i tuoi detrattori) a spostare il focus dell’attenzione dalla notizia a colui che dà la notizia”.

“E quindi che cada fango su Corona – prosegue – perché, paternalisticamente, i giocatori non sono più atleti professionisti, ma ragazzini fragili: da proteggere, poverini, dalla loro ricchezza. Che Spalletti però sposti l’attenzione su di te, non prendendo atto dei problemi che ha in casa, è abbastanza grave. Perché il suo ruolo ha una doppia dimensione, da un lato squisitamente tecnica, ma dall’altro anche simbolica e culturale. Per l’allenatore di una Nazionale lo sport (senza distinzioni tra alto livello e quello delle persone comuni) dovrebbe essere quella pratica che nobilita l’uomo dal punto di vista fisico e sociale”.

“Se diversi suoi calciatori sono ludopatici – scrive Corona sul calcioscommesse e rivolto a Spalletti -, è un problema serio e bello grosso che va responsabilmente affrontato nella comunicazione rivolta a milioni di spettatori. Invece sembra soltanto capace di liquidare il tutto con un bel consiglio ai suoi giocatori: attenti al lupo che vuole approfittare della vostra notorietà per accrescere la sua. Io non ho visto l’intera conferenza, ma se le sue affermazioni fossero solo queste, è certo che implicitamente fanno pensare allo sport solo come mero spettacolo e macchina del business. Al calcio come strumento di successo e ricchezza per ragazzini privilegiati; come diversivo e motivo di futile gioia per le masse; oppio del popolo”.

“Ed è forse questa idea così povera dello sport che contribuisce a rendere ludopatici questi ricchi e fragili ragazzini – conclude -. Diceva Pasolini: d’altra parte tale oppio è anche terapeutico. Le due ore di tifo, aggressività e fraternità allo stadio sono liberatorie. Guai dunque a censurarlo questo bisogno. Ma c’è da chiedersi, però, cosa lo faccia generare in ludopatia”.


Torna alle notizie in home