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L’economia sommersa vale il 10,5% del Pil

di Cristiana Flaminio -


In Italia cresce l’economia sommersa. L’Istat ha scoperto che il Pil “nero” dell’Italia è aumentato del 10 per cento e vale, adesso, qualcosa come 160 miliardi di euro. Si tratta, per capirsi, di una cifra uguale a quella che Ferrovie dello Stato investirà, nei prossimi dieci anni, per ammodernare la rete infrastrutturale viaria in tutto il Paese. Una somma enorme. Rispetto all’incidenza sul Pil globale, l’incidenza dell’economia sommersa resta stabile al 10,5%. Si tratta di una proporzione che risulta essere inferiore rispetto a quelle che si registravano prima che insorgesse la pandemia Covid. Stando ai dati resi noti dall’Istat, c’è stato un boom delle cosiddette sottodichiarazioni: il fenomeno di chi dichiara meno di quanto ha effettivamente guadagnato per pagare meno tasse. Il trend restituirebbe un aumento stimato in circa il 14,6%. Rispetto al 2020, inoltre, sale il numero delle unità di lavoro irregolari. In questo caso, l’aumento è stimato in circa il 2,5%.

Sale anche, rispetto al 2021, il valore dell’economia illegale. In particolare, l’Istat ha stimato che le attività fuori legge abbiano prodotto valore aggiunto per ben 18,2 miliardi di euro. Una somma che rappresenta poco più dell’1% del prodotto interno lordo. Il grande affare è quello della droga: si parla di qualcosa come 13,7 miliardi di valore aggiunto mentre la spesa per i consumi di sostanze stupefacenti ammonterebbe a 15,5 miliardi di euro. È aumentata, inoltre, la quota di valore aggiunto che arriva dalla prostituzione. Si attesta ora a 3,9 miliardi mentre i consumi finali sono stimati in 4,5 miliardi di euro. Il trend percentuale è a doppia cifra: +12,3%.

In grande spolvero anche il contrabbando di sigarette che vale, in termini di spesa finale, 800 milioni di euro. L’indotto delle attività illegali, identificate in attività assimilabili a trasporti e magazzinaggio, è salito a 1,4 miliardi di euro di valore aggiunto.


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