Per favore Soumahoro no
Per favore Soumahoro no
di TOMMASO CERNO
Capita pure di sentire tal onorevole Aboubakar Soumahoro pontificare sui soprusi nella striscia di Gaza. Ecco, questo Paese non sta messo benissimo, però per favore c’è un limite a tutto, cara sinistra. E spetta a voi dirgli di tacere. Il più a lungo possibile.
Ammetto di essere un tipo molto semplice nel ragionamento, ma mi permetto di fare un appello a Nicola Fratoianni e Elly Schlein, una delle ragioni per cui il tal onorevole oggi, Costituzione alla mano, rappresenta questa nazione nel suo consesso democratico più alto e l’altra capo dell’opposizione. E la faccio senza troppi fronzoli: uno che non sa, nel migliore dei casi, come sua moglie e sua suocera spendono decine di milioni di euro per i migranti accolti in Italia trovo molto difficile possa aggiungere qualcosa di sensato su cosa stia davvero succedendo in Israele e nei territori. Quel che invece ci appare chiaro è come a sinistra si sia perso ormai del tutto il senso della misura. Anziché porre le proprie scuse al Paese per quella svista dolosa sull’ex simbolo del sindacalismo anti-caporalato, e dei di lui stivali infangati, ce lo propinano in tv a pontificare sulla questione palestinese. Roba da far accapponare la pelle.
Soprattutto perché, il Pd deve aprire – piuttosto in fretta – un dibattito vero su quanto sta avvenendo laggiù e su come possa oggi la sinistra trovare una strada per conciliare la sua storia battaglia contro i diritti negati dei palestinesi e questo immane salto di qualità del terrorismo islamista, che sta mutando le proporzioni e le parole d’ordine di Hamas. E per farlo, dopo avere schierato i suoi pezzi da Novanta con dichiarazioni fotocopia sulla condanna unanime al terrorismo (e ci mancherebbe altro), deve darsi una spiegazione su un fenomeno collaterale alla crisi di Gaza, su cui ha delle colpe. Colpe che si sono acuite dopo il 24 febbraio dello scorso anno, quando Enrico Letta ha lanciato la campagna elettorale sulla scia della guerra in Ucraina, togliendo per la prima volta la sinistra in blocco dal suo storico posizionamento a favore di ogni mediazione possibile contro l’idea di un riarmo dell’Europa e di un conflitto come soluzione di una diatriba internazionale. Perché se oggi Hamas e, insieme, il terrorismo mediorientale di stampo islamista e jihadista hanno all’improvviso questa spregiudicatezza nel trasformare i propri atti criminali in una vera e propria guerra all’Occidente, introducendo perfino la dinamica religiosa nella questione israelo-palestinese, che finora non aveva mai avuto una matrice così marcata, è proprio perché l’Occidente di oggi, per come lo vedono nel resto del mondo, e per l’inefficacia che sta dimostrando sullo scacchiere globale, non è più credibile come alternativa per la lunga strada di costruzione di uno stato palestinese laico.
E la macchina del terrore, come sappiamo bene, si nutre di paure e di dubbi, professa la sua ideologia nei vuoti lasciati dagli altri. E proprio dalla nostra debolezza come alternativa a una soluzione laggiù oggi trae parte della impetuosa forza di morte che sta mostrando in Israele. Proprio perché l’alternativa non è credibile. E proprio perché mezzo mondo ci ha dichiarato guerra. Una condizione generale di minorità della democrazia come forza stimolatrice di processi di progresso che mai prima si era realizzata in maniera così plastica dal secondo dopoguerra. E’ questo lo spazio in cui deve muoversi la sinistra e questo spazio, spiace dirlo, non ha fra i suoi simboli il signor Soumahoro. Per cui qualcuno, per favore, se ne occupi.
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