Hamas, gli ebrei e il terrorismo: Ecco la trappola per la sinistra
ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PARTITO DEMOCRATICO
Il barbaro attacco di Hamas ha provocato due immediati contraccolpi: da un lato ha fatto segnare un salto di qualità del terrorismo sciita, tale da poterlo affiancare a quello sunnita di Isis e dei Talebani, dall’atro ha messo in luce le debolezze del governo israeliano. Sul banco d’accusa sono finito l’esercito, il Mossad, considerato – almeno fino alla strage di domenica uno tra i più efficienti e preparati del mondo e, ovviamene, Netanyahu, per le sue politiche di inasprimento nei confronti dei palestinesi della striscia di Gaza. Il primo ministro – che da mesi sta facendo i conti con la protesta per la contestata riforma della giustizia – era convinto, probabilmente, di tacitare ogni mugugno sulla sua politica interna ed estera. Dopo gli accordi di Abramo tra Emirati arabi, Israele e Stati uniti, di recente aveva affermato che “dopo quegli accordi ora possiamo arrivare alla pace con l’Arabia saudita”. Ma ieri per il primo ministro è arrivata una vera bocciatura da parte degli israeliani. Il 94% degli intervistati grazie a un sondaggio di Dialogo center, riporto da Jerusalem post ritiene che il governo sia il responsabile della mancanza di preparazione in materia di sicurezza che ha portato agli attacchi terroristici. Non solo, ma l’86% ritiene che l’attacco a sorpresa di Hamas sia un fallimento della leadership dello Stato ebraico. Ma nonostante le evidenti difficoltà del governo di ultradestra di Netanyahu, Israele incassa la solidarietà e l’appoggio di un’Occidente monolitico, ma anche pure colto di sorpresa dagli improvvisi venti di guerra mediorientali. E così, accanto alla guerra in Ucraina, anche la questione palestinese è destinata a diventare argomento di scontro per le prossime elezioni europee.
E a farne maggiormente la spese sarà la Sinistra, in primis il Pd di Elly Schlein che già si trova costretta – dopo il suo totale appoggio a Tel Aviv – a fare i conti con la piazza dove soprattutto il fronte della protesta giovanile è spaccato e una fetta non trascurabile si sta schierando a fianco di Gaza mettendo spesso sullo stesso livello i terroristi di Hamas e la controffensiva israeliana. La segretaria dem dopo aver ripetuto a caldo la sua “condanna senza se e senza ma ai brutali attacchi di Hamas” e avere auspicato la soluzione di “due popoli e due stati”, ieri prima ha ribadito la “netta condanna di Hamas che ha voluto colpire obiettivi politici”, poi ha auspicato una celere azione diplomatica “per fermare l’escalation militare”. “Bisogna stabilire – ha aggiunto – che quelli sono stati attacchi terroristici e mai avallare l’equazione Hamas uguale palestinesi. Occorre lavorare per isolare Hamas e continuare a fornire aiuti al popolo palestinese e non lasciarlo in mano ad Hamas”. La Schlein ha pure affermato di apprezzare “lo sforzo del governo italiano di non cessare il dialogo con altri partner”, chiedendo nel contempo “uno sforzo politico diplomatico” per isolare Hamas. Anche in passato il Pd si era espresso contro Hamas, L’ex segretario Enrico Letta aveva definito l’organizzazione “contro Israele e contro la Palestina” ricordando che la posizione del partito è per “la pace e per due Stati”. Anni fa, invece, la Schlein aveva condiviso posizioni più decise sul riconoscimento della Palestina, sostenendo – era il 20121 – che lo scontro tra palestinesi e israeliani non è “alla pari”, ma a svantaggio dei primi. In ogni caso, adesso il Pd deve fare i conti con la protesta non soltanto delle piazze italiane, ma anche europee e americane in cui echeggiano slogan e appelli che legittimano i terroristi di Hamas, delegando loro la soluzione della questione palestinese.
Insomma, un crinale che da un lato apre un altro fronte che rischia di incendiare i rapporti dentro il Pd già alle prese con le istanze pacifiste di un pezzo di partito e dall’altro mette in luce difficoltà molto più profonde di quello che appaiono sulla politica estera. E come per il caso dell’Ucraina, dove il M5S si è più volte dichiarato contro la guerra e gli stanziamenti di fondi del nostro governo per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina, il movimento di Conte potrebbe essere il beneficiario – in termini elettorali in prospettiva elettorale europea – dell’ennesima diaspora all’interno delle forze di Sinistra. Certo, anche dentro il M5S c’è un’ala sicuramente più sensibile alla causa palestinese che chiede più coraggio e determinazione nel pretendere l’attivazione immediata dei corridoi umanitari. Ed è proprio quest’area che potrebbe costringere Conte a rivedere le sue posizioni buoniste nei confronti di Tel Aviv, magari allineandosi maggiormente con le dichiarazioni oltranziste anti-Israele dell’ex leader Alessandro Di Battista. Conte, tuttavia, conta su un elettorato più fidelizzato rispetto a quello dem. Dunque, per Schlein un altro macigno in vista della conta, decisiva per il suo futuro alla guida del Pd, delle elezioni europee.
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