Editoriale

Transizione al verde

di Tommaso Cerno -


Transizione al verde

di TOMMASO CERNO

Continuiamo oggi il nostro viaggio dentro la più grande operazione immobiliare della storia d’Europa. Quella che sta per comprarsi milioni di abitazioni in Italia, irrompendo sul mercato con un capitale di 4.500 miliardi di euro. Stiamo scoprendo giorno dopo giorno nuovi dettagli. Oggi vi proponiamo una prima radiografia dei fondi sovrani che si candidano a diventare proprietari di una bella fetta della nostra storia e soprattutto di un bel po’ delle nostre case, svelando i primi nomi al vertice del Monopoli italico pronto a diventare il nuovo gioco dell’alta finanza.

La cosa che colpisce più di tutte è l’ambiente in cui queste masse di capitale si troveranno a operare. Sembra quasi che le politiche europee in fatto di transizione energetica, mescolate alla folle rialzata dei tassi da parte della Bce, siano il combustibile perfetto per innescare ancora prima, e ancora a prezzi più bassi, la grande rapina. A questo si aggiunge lo stato di guerra permanente in cui l’Europa ha scelto di sedersi, nel nome di democrazia e libertà.

Nella realtà, questo posizionamento ha fatto retrocedere il nostro continente sia sul piano del peso internazionale, sia su quello della tenuta del sistema interno, esponendo le principali potenze europee uscite con le ossa rotte dal Covid a una crisi senza precedenti, come i numeri dell’economia (ormai di fatti virtuali) non corrispondono più al paese reale. Eppure è solo sulla base di questi numeri e di queste statistiche che l’Unione europea promuove i suoi nuovi monoteismi economici, a partire da quell’accelerazione green di cui si parla solo da noi, perché nel resto del mondo si continua a inquinare a più non posso, che è diventata una religione pubblica che rischia di diventare la goccia che fa traboccare il vaso del risparmio e della tenuta delle finanze di milioni di piccoli proprietari di case. E così, proprio quando ci sarebbe bisogno di regole a tutela del risparmio e della proprietà, si apre invece uno scenario opposto.

Dove i nostri beni rifugio storici saranno l’ultimo avanzo di ricchezza residua da mettere sul mercato per provare a campare, generando una rivoluzione antropologica nel modo di abitare che connotava e connota ancora il nostro Paese. Saremo un paese di inquilini, di fronte a un mercato dei prezzi che sarà gestito da pochi grandi colossi, che lentamente andranno a “privatizzare” il nostro sistema abitativo, verso un modello privatistico che come negli Stati Uniti prenderà in mano la gestione non solo degli immobili ma pian piano anche della mobilità urbana. Se questa è la direzione che è stata presa, gli italiani hanno il diritto di saperlo.

E invece il dibattito in Italia riguarda il fascismo e via Giorgio Almirante. Così come dovremmo cominciare a dirci con chiarezza che se un gruppo di fondi composto da banche, multinazionali e emiri vari sposta migliaia di miliardi in poche ore da un lato all’altro del pianeta mentre una democrazia compiuta, seduta nel G7, non riesce a trovare 20 miliardi di euro da iniettare nel sistema produttivo, questo significa che la privatizzazione delle democrazie è in atto e che il ruolo dei governi nazionali non sarà più quello di scegliere una direzione ma di tappare i buchi sociali che le direzioni planetarie dei soldi e della politica lasciano come uragani al loro passaggio. E per come stanno le cose nel mondo, l’uragano deve ancora passare.


Torna alle notizie in home