Esteri

Israele mette Gaza nel mirino ma Netanyahu è sotto attacco

di Ernesto Ferrante -


“Benjamin Netanyahu deve essere rimosso immediatamente dalla carica di primo ministro non dopo la guerra, non dopo che avrà patteggiato nel suo processo per corruzione, non dopo le elezioni. Ora”. Conflitto militare e guerra politica si sovrappongono nel durissimo editoriale del quotidiano israeliano Haaretz, che punta il dito direttamente contro il capo del governo, accusandolo di non avere nemmeno “la decenza e l’integrità” per dimettersi “dopo probabilmente il giorno peggiore della storia di Israele”.

“Dimettersi è controproducente per i suoi interessi personali e ciò che conta sono questi, non lo Stato di Israele. La sua priorità è il suo processo, non la sicurezza di Israele. Ha perso ogni legittimità e non ci si può fidare, soprattutto in un momento di guerra in cui è necessario prendere decisioni enormi”, prosegue il giornale di centro-sinistra, secondo cui è “chiaro” che “Bibi” è il primo premier nella storia delle democrazie “a fare la guerra al proprio Paese, alle sue istituzioni e alle sue fondamenta”.

Al premier viene addossata la colpa di aver “tradito la sacra fiducia, il fulcro del patto tra Israele e il loro governo: la sicurezza”. “A tutti gli effetti è incapace e non può adempiere ai doveri del suo ufficio”, insiste la testata, definendo il suo governo “estremista, messianico, vuoto, inetto” fatta eccezione “forse” per il ministro della Difesa.

La conclusione è devastante: “Non è Winston Churchill, al quale si paragona, e non è Abraham Lincoln. Nessuno lo ammira e nel momento della tragedia e della crisi solo gli adulatori si fidano di lui”.

L’esercito israeliano ha ripreso il pieno controllo del confine con la Striscia di Gaza. A renderlo noto è stato il portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari, secondo cui “nell’ultimo giorno non un solo terrorista è entrato attraverso la barriera” che era stata fatta saltare in aria tre giorni fa in diversi punti da parte dei miliziani di Hamas.

Le Forze di difesa israeliane hanno colpito nella notte oltre 200 obiettivi, inclusi un deposito di armi in una moschea, un appartamento usato dalle forze missilistiche del gruppo armato palestinese e altre installazioni militari.

Sono tra i 100 e i 150 gli israeliani tenuti in ostaggio. Lo ha detto l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Gilad Erdan, in un’intervista alla Cnn. “Non conosciamo il numero esatto, ha spiegato, ma è senza precedenti. E include cittadini americani”.

Le Forze di Difesa Israeliane hanno rettificato il messaggio rivolto ai palestinesi di lasciare Gaza attraverso il valico di Rafah, controllato dall’Egitto, che è di fatto chiuso. “Il valico di Rafah è ancora aperto. Consiglierei a chiunque possa farlo di uscire”, aveva detto in precedenza il colonnello Richard Hecht.

Sono stati ritrovati in territorio israeliano “i corpi di circa 1.500 terroristi palestinesi”. La rivelazione arriva da Channel 13. Le sedi del parlamento e dei ministeri a Gaza sono bersagli. Alla domanda se Israele consideri il governo civile di Hamas, come il parlamento e i ministeri, obiettivi legittimi, il portavoce dell’esercito, il tenente colonnello Hecht, ha risposto: “Se c’è un uomo armato che lancia razzi a partire da lì, questi si trasformano in un obiettivo militare”.

Uccidere ostaggi “non migliorerà le cose”, ha detto un portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (Idf), replicando ai militanti di Hamas che hanno minacciato di giustiziare i prigionieri civili se Israele prendesse di mira Gaza senza preavviso: “Uccideremo un ostaggio per ogni bombardamento senza preavviso sulle case dei civili”.

Preoccupa la situazione delle persone catturate

L’ambasciatore israeliano all’Onu, vi sarebbero donne e bambini tra i 150 ostaggi nelle mani dei militanti islamici. Hamas ha affermato di detenere più di 100 prigionieri, inclusi ufficiali di alto rango dell’esercito israeliano.

La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, ha negato che la Repubblica Islamica sia coinvolta nelle ostilità. Khamenei ha parlato di quella che ha definito una sconfitta militare e di intelligence irreparabile per Israele: “Questo terremoto devastante è riuscito a distruggere alcune delle strutture principali del regime israeliano, che non potranno essere ricostruite facilmente”. E ha aggiunto: “Baciamo le mani di coloro che hanno pianificato l’attacco al regime sionista”.

Il ministro degli Esteri del Regno Unito James Cleverly ha rilasciato sui social un breve video con una dichiarazione sulla situazione, ribadendo l’intenzione del Regno Unito di sostenere Tel Aviv. Nella clip, Cleverly ha spiegato che “Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi. Il Regno Unito sostiene pienamente il diritto di Israele a difendersi in modo proporzionato”.

“La verità è che si è trattato di un attacco terroristico perpetrato da Hamas, ha continuato il ministro, che è radicato a Gaza, nascondendosi tra il popolo palestinese di Gaza. E continueremo a sostenere Israele mentre cerca di difendersi da questo brutale attacco terroristico avviato da Hamas”.

La Casa Bianca è apparsa illuminata nella notte di bianco e blu in segno di solidarietà a Israele. La decisione è stata presa dopo l’appello del senatore Lindsey Graham a sostenere simbolicamente Tel Aviv.

I media americani hanno scritto che questa scelta “simboleggia il ferreo sostegno e la solidarietà del popolo americano con il popolo di Israele in seguito ai barbari attacchi terroristici commessi da Hamas”. Il presidente Joe Biden ha postato l’immagine della Casa Bianca “vestita” di bianco e blu. Gli Stati Uniti “non hanno alcuna intenzione di intervenire sul campo”. Lo ha ribadito il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa John Kirby.

Spagna e Francia contro la sospensione degli aiuti alla popolazione palestinese

Il ministro degli Esteri ad interim spagnolo José Manuel Albares ha fatto sapere che il suo governo si oppone alla proposta dell’Ue. “Questa cooperazione deve continuare, non possiamo confondere Hamas, che è nella lista dei gruppi terroristici dell’Unione europea, con la popolazione palestinese, o con l’Autorità palestinese o con le organizzazioni locali delle Nazioni Unite”, ha rimarcato Albares alla radio spagnola, sottolineando che la Palestina avrà probabilmente bisogno di maggiori aiuti nel prossimo futuro.

Sulla stessa linea il ministero degli Esteri francese: “Non siamo favorevoli alla sospensione degli aiuti che vanno a beneficio diretto del popolo palestinese, e ieri lo abbiamo chiarito alla Commissione europea”.

Kadyrov si schiera apertamente con la Palestina. “Sosteniamo la Palestina. E siamo contrari a questa guerra che, a differenza di altri conflitti, può trasformarsi in qualcosa di più”, ha scritto su Telegram il capo della Cecenia Ramzan Kadyrov.

Il leader ha cosi motivato la sua scelta di campo: “Io stesso sono stato in Israele. E la nostra delegazione ha sperimentato in prima persona tentativi di provocazione palese. Pertanto, chiedo la fine sia della guerra che di qualsiasi forma di escalation della situazione. Se necessario, le nostre unità sono pronte ad agire come forze di mantenimento della pace per ristabilire l’ordine e contrastare eventuali fomentatori”.

“Faccio appello alla comunità internazionale, ha concluso l’alleato di ferro di Putin, affinché almeno una volta prenda all’unanimità una decisione giusta sulla situazione in Palestina. Mi rivolgo ai leader dei paesi musulmani: create una coalizione e invitate coloro che chiamate amici, l’Europa e l’intero Occidente, a non bombardare i civili con il pretesto di distruggere i militanti”.


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