M(UE)loni Gate: pressing sui migranti e Berlino cede
M(UE)LONI GATE: Il pressing di Meloni sui migranti e Berlino cede alle richieste dell’Italia.
Ora quando Roma chiama, Berlino risponde. Sembrano un ricordo i tempi in cui l’Italia, pur essendo un Paese fondatore dell’Unione, veniva declassata a un ruolo secondario e la politica starnazzava sull’uscita dall’euro per far presa su cittadini stufi di un’Europa cattiva. È innegabile, nonostante i tentativi della sinistra di strumentalizzare l’invasione dall’Africa, come la credibilità internazionale del premier Giorgia Meloni stia aprendo una nuova stagione nei rapporti di forza nell’Unione, con l’obiettivo primario di mettere in campo politiche contro l’immigrazione clandestina condivise dagli alleati e cambiare, una volta per tutte, la sorte dell’Italia, destinata a diventare il campo profughi d’Europa a causa dei continui sbarchi e dell’azione delle Ong nel Mediterraneo. Il governo Meloni, saldo nel realizzare il Piano Mattei per l’Africa, ha portato avanti un pressing così pertinace a Bruxelles da essere riuscito nell’impresa ardua di mettere d’accordo anche le posizioni più inconciliabili per la cooperazione sulla redistribuzione dei migranti.
La premier ha prima convinto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a vedere con i propri occhi l’emergenza a Lampedusa. Poi, nel vertice per l’approvazione dell’accordo di suddivisione dei migranti tra i 27 Paesi dell’Ue, ha spaccato il blocco dell’Europa centrale e orientale, primi tra tutti l’Ungheria di Orban e la Polonia, intransigenti verso qualsiasi provvedimento che ponga vincoli di accoglienza dei flussi in entrata in Ue attraverso gli altri stati. Non solo, il governo è riuscito a far cassare un emendamento al testo dell’accordo, un punto ritenuto fondamentale dalla Germania, quello sulle Ong, che riguardava l’esclusione dei salvataggi delle Organizzazioni non governative dalle situazioni di strumentalizzazione della migrazione che, stando alla normativa, attiverebbero l’emergenza flussi. Un nodo cruciale, soprattutto alla luce delle tensioni scaturite proprio tra Roma e Berlino per i finanziamenti tedeschi alle navi delle Ong, ritenute uno dei maggiori pull factor all’azione illegale degli scafisti. Giorgia Meloni, tassello dopo tassello, sta collezionando accordi e consensi. Perfino il premier britannico Rishi Sunak, presente al vertice della Comunità politica europea a Granada, ha deciso di sposare la causa italiana sul contrasto all’immigrazione clandestina.
Lo ha fatto apertamente, in una lettera congiunta con il presidente Meloni, inviata al Corriere, nella quale, di fatto, i due capi di governo sanciscono l’asse Roma-Londra, con una promessa di intervento comune, volta a ribadire l’importanza del contrasto ai trafficanti di esseri umani non solo per i propri Paesi, ma anche per l’intero Vecchio Continente. “Dobbiamo fermare quegli sbarchi illegali”, è il messaggio cardine. “Abbiamo una posizione comune e ora è il momento di agire. Solo fermando il flusso di irregolari possiamo ripristinare la fiducia dei cittadini britannici e italiani, non solo nei nostri confini nazionali, ma anche nella cooperazione europea e internazionale”, scrivono Meloni e Sunak nella dichiarazione d’intenti. “La nostra determinazione nell’affrontare questo problema sta già dando risultati. Ha portato a un cambio di passo nel dibattito in tutta Europa. Per questo motivo, in collaborazione con i partner europei e del nostro vicinato, siamo aperti a discutere nuove intese volte a bloccare le partenze. Dobbiamo stroncare le bande di trafficanti e per questo accogliamo con favore il recente piano in 10 punti della presidente von der Leyen che prevede iniziative in tal senso”. Una mossa inaspettata ma d’impatto, che ha certamente contribuito alla nascita del patto a 6 tra Italia, Gran Bretagna, Francia, Albania, Olanda e Commissione Ue, con l’obiettivo primario di blindare l’accordo con Tunisi e fermare gli scafisti. Ma non è tutto.
Il successo di Giorgia a Granada ha raggiunto il culmine nella bilaterale con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Un incontro di 45 minuti che segna un primato, con i tedeschi costretti a cambiare idea sui migranti. Scholz e Meloni hanno espresso “soddisfazione” per l’intesa raggiunta sul Patto europeo per le migrazioni e l’asilo e “hanno discusso dei principali temi al centro del Consiglio”, riferiscono da Palazzo Chigi, “con particolare riguardo alla questione migratoria, esprimendo soddisfazione per l’intesa raggiunta a Bruxelles sul Regolamento “Crisi e forza maggiore”. I due leader, nel constatare l’ottimo livello della cooperazione tra Roma e Berlino, si sono dati appuntamento al Vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania a novembre”. E chissà, magari dopo i migranti Giorgia riuscirà a strappare alla Germania perfino un nuovo Patto di stabilità.
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