Mestre: si indaga sui rischi dell’elettrico. Spunta il “Thermal Runaway”
Incidente di Mestre: sotto accusa guardrail e batterie, sii indaga sui rischi dell’elettrico, e spunta il “Thermal Runaway”.
“Stiamo lavorando sulla dinamica dell’incidente che ha visto il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo” ha detto il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi. È questa la ricostruzione, chiara, degli ultimi attimi prima dell’incidente che a Mestre è costato la vita a 21 persone. Al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza, ma anche la scatola nera del mezzo: quel che è ad ora possibile accertare è che “Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi”, ma soprattutto “Non si è verificato alcun incendio” all’interno del mezzo prima dell’impatto con il terreno, “Né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo”. Eppure, pur avendo sgombrato il campo dalle possibili illazioni sulla responsabilità di quanto accaduto, emergono altri, significativi dubbi, strutturali e tecnici. Intanto, le indagini si interrogano su come sia stato possibile che l’autobus sia potuto precipitare abbattendo facilmente le barriere di protezione del cavalcavia. Il cosiddetto guardrail è stato posto sotto osservazione in primis dall’ad della società del bus: “Quel guard rail sembra una ringhiera” ha dichiarato Massimo Fiorese; dichiarazioni che sembrerebbero supportate anche dalle immagini delle telecamere che riprendono il bus mentre si “appoggia” sulle barriere che, sotto il peso del bus non reggono e vengono sfondate. Inoltre, il mezzo procedeva a velocità ridotta e non sembra impattare contro le barriere con forza: e su questo Fiorese rincalza “Purtroppo non è un guard rail… tanto è vero che mi sembra che lo stanno sostituendo e ci sono i lavori in corso, giusto poco prima”. Tra le altre segnalazioni, anche un pezzo di guard rail mancante “già dalle immagini di Google Maps del 2022”.
Gli inquirenti dovranno fare luce sull’infrastruttura, mentre un secondo dubbio si cela dietro l’incidente: le fiamme divampate dal mezzo a seguito della caduta dall’alto sui binari della ferrovia. La questione riguarda la sicurezza del motore elettrico dell’autobus: non tanto sulla falsa credenza di una batteria surriscaldabile più facilmente infiammabile di un motore endotermico – sfatata dallo studio del National Fire Protection Association – quanto sulle problematiche specifiche delle batterie al litio che presentano reattività dei materiali ed elevata densità di energia coinvolta. Un sistema che può essere soggetto a guasti e a un fenomeno cosiddetto “Thermal Runaway” che implica un rapido aumento della temperatura delle celle della batteria con rilascio di gas infiammabili. A confermare questo tipo di reazione, che può innescarsi in presenza di queste batterie è Francesco Vellucci, ricercatore Enea impegnato da tempo sullo studio dei nuovi possibili materiali per queste batterie, nel laboratorio di Casaccia a Roma del Dipartimento Tecnologie energetiche e Fonti rinnovabili. “Sì, l’abuso prolungato può provocare problemi alle batterie al litio utilizzate sugli automezzi elettrici, fino ad arrivare a provocarne l’esplosione”. Esplosione, secondo alcuni studi, che potrebbe essere provocata anche da una caduta da grande altezza innescando il thermal runaway: “È anche quello meccanico” ci spiega Vellucci, “Causato per la compressione della batteria in una caduta. Anche solo in una sua parte, in una delle sue celle. Si provoca quello che chiamiamo ’venting’, l’uscita degli aeriformi che può innescare poi pure un’esplosione”. Per questo, racconta, “La ricerca e gli studi vengono attualmente declinati sui materiali che meglio possono favorire la sicurezza delle batterie.
Sicurezza che, questo va precisato, in un settore industriale abbastanza recente è da costruire e migliorare giorno per giorno. Ciò da tempo, negli automezzi di più avanzata produzione, viene già comunque assicurato dai sempre più perfezionati sistemi di diagnostica e controllo, perché questi fenomeni possono attuarsi anche senza effetti traumatici, durante la marcia. Proprio per questo, vi sono dei meccanismi di sicurezza. Vellucci sottolinea la presenza di “Alert che avvisano da un lato il conducente tanto da poterlo indurre anche al fermo del veicolo e, dall’altro, consentono di escludere il funzionamento della parte della batteria aggredita dall’accaduto”. E non solo: “Ogni produzione di batterie di questo tipo è sempre preceduta da una serie di test, compresi quelli ne provocano la compressione per caduta dall’alto”. Anche sulla causa delle fiamme e sul funzionamento del bus indagheranno gli inquirenti, mentre torna a galla la questione sulla sicurezza sui moderni mezzi elettrici che aumentano sulle strade.
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