Economia

Cazzola: “Cenerentola contenta di una matrigna come l’Europa. Non c’è bisogno di una manovra lacrime e sangue”

di Edoardo Sirignano -

GIULIANO CAZZOLA


“Cenerentola sarebbe contenta di una matrigna come l’Europa. Non c’è bisogno di una manovra lacrime e sangue”. A dirlo l’economista Giuliano Cazzola.

L’allarme Spread ritorna puntualmente quando c’è la destra al governo. Perché?

Nei classici della letteratura gialla l’assassino tornava sempre sul luogo del delitto. L’attuale maggioranza è parente stretta di quella del 2011 che aveva viaggiato al di sopra di quota 500, senza riuscire a scendere nonostante la robusta manovra correttiva che il governo Berlusconi varò dopo aver ricevuto ai primi di agosto la famosa lettera della Bce. A mio parere nel 2011 prevalsero le situazioni concrete, come si è ricordato pochi giorni fa, spiegando la gestione di quella crisi da parte del presidente Napolitano.

Quando c’è la sinistra 250 va bene, mentre invece 200 con Meloni è un ostacolo insormontabile. Come mai?

Ovviamente c’è anche una componente di lotta politica. Enrico Letta durante le elezioni era andato in giro per l’Europa ad accusare la coalizione data per favorita di nefandezze sul versante della finanza pubblica e nei rapporti con la Ue. Per fortuna non è stato così.
Ma il governo di destra nella legge di bilancio 2023 ha potuto cavarsela agevolmente sulla scia dei lasciti del governo Draghi. Adesso deve fare da solo, in un contesto divenuto più difficile soprattutto sul terreno dell’economia reale e dell’inflazione.

Prezzi e tassi, intanto, non rischiano di bloccare il nostro sistema economico?

Le rispondo con le parole del Centro Studi della Confindustria: “Prezzi e tassi alti bloccano l’economia italiana. L’inflazione è in lento calo, i tassi ancora in rialzo ma forse a fine corsa, c’è meno credito e meno liquidità. Molti più interessi da pagare per le famiglie italiane. Nei servizi si è esaurita la ripresa e l’industria è in sofferenza. Giù la domanda interna in Italia e anche l’export è in riduzione, ma con un miglioramento in agosto. L’Eurozona è quasi ferma, mentre gli USA sono in crescita e vanno bene gli emergenti”. A mio avviso, però, la politica monetaria della BCE è corretta. Non si possono avere la botte piena e la moglie ubriaca. Il governo si attribuisce il merito di aver dimezzato il tasso di inflazione e nello stesso tempo si lamenta delle misure sui tassi che hanno consentito tale obiettivo. Forse era possibile un migliore equilibrio, ma una crescente inflazione avrebbe prodotto, magari da un diverso angolo di visuale, i medesimi guai, perché le imprese non avrebbero avuto nessun vantaggio ad indebitarsi con tassi di interessi da strozzino in conseguenza del procedere dell’inflazione.

Qualcuno chiama addirittura l’Europa matrigna. Siamo davvero succubi della Bce?

Cenerentola sarebbe contenta di una matrigna così. Abbiamo dimenticato che l’Europa ha messo a nostra disposizione 200 miliardi, che non riusciamo a spendere? Quanto alla Bce, fa il suo mestiere. Eravamo forse succubi della Bce, quando l’Eurotower acquistava i nostri titoli di Stato, non solo per tenere bassi i tassi di interessi, ma per poterci finanziare. Oggi i nostri titoli li comprano al tasso del 4,5%.

Il ministro Giorgetti annuncia scelte difficili. A cosa fa riferimento?

La Nadef, nello scenario programmatico, ha collocato il deficit al 5,3 per cento nel 2023 e al 4,3 per cento nel 2024. E il ministro ha ammesso che un disavanzo di questa portata deve essere negoziato con la Ue. Senza il via libera di Bruxelles non si va da nessuna parte. Poi l’enfasi sulle migrazioni sta mettendo in discussione la stabilità della maggioranza in Italia e le relazioni in Europa, sempre sotto la vigilanza dei mercati.

Dalle privatizzazioni almeno 1 punto di Pil in 3 anni. Basta per uscire dal baratro?

Il baratro è una prospettiva esagerata. Il problema delle privatizzazioni è quello di riuscire a farne qualcuna. Cosa che non ci riesce da decenni.

Si prevede, dunque, una manovra lacrime e sangue?

Non ne vedo la necessità anche perché non vi sono le condizioni politiche per incamminarsi su questa strada. Si sarà accorto che anziché di Margaret Thatcher noi disponiamo solo Claudio Durigon?

Dove occorre tagliare, considerando le difficoltà italiane?

Cominciamo evitando di spendere male le poche risorse a disposizione ovvero il finanziamento delle bandierine care ai partiti perché definite identitarie. Si pensi al caso delle pensioni. E’ un comparto molto vigilato dai mercati. E noi non riusciamo uscire dalle conseguenze degli interventi – quota 100 e altre misure – che il governo gialle verde ha abbandonato sulla ruota degli esposti.


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