Migranti: Conte I, Germania e cooperazione con Ong. Tra vuoti politici e varchi possibili
Angelo Lucarella Ph: official site
Migranti: Conte I, Germania e cooperazione con Ong. Tra vuoti politici e varchi possibili
di ANGELO LUCARELLA
Arrivano migranti. Tanti. C’è chi attacca per difendersi su due direttrici politiche: la prima è la rivendicazione da parte di Salvini dell’utilità del primo decreto sicurezza del Governo Conte I quando era Ministro degli Interni; la seconda è la dubitabilità della politica tedesca rispetto ai rapporti economici con alcune Ong.
Quanto alla prima occorre ricordare che dopo la crisi migratoria del 2015, i dati sugli ingressi europei sono significativamente diminuiti fino al 95% al giugno 2018 (il decreto sicurezza Salvini del Governo Conte I non era ancora in vigore all’epoca). Dato emerso durante l’accordo raggiunto nel Consiglio europeo di quel periodo. Non può che dedursi come i flussi migratori, quindi, siano stati meglio gestiti quando l’Europea ha deciso di fare l’Europea e il regolamento europeo Frontex n. 2016/1624 ne è un esempio pragmatico.
C’è quindi da chiudere un primo cerchio: il decreto sicurezza del Governo Conte I non ha creato tutta la deterrenza migratoria vantata politicamente, semmai ha ingolfato il Paese sul piano burocratico-giudiziario.
La seconda direttrice è più che mai incredibile non tanto perché il Governo Meloni non possa dubitare della correttezza di un Paese con cui collabora sulla stessa materia, piuttosto perché il fatto che la Germania ospiti più migranti del nostro Paese è certo. Ciò che ci differenzia è sicuramente il diverso peso nella gestione per chi viene ed approda dal mare. Ma su questo piano il problema di fondo rimane il regolamento europeo “capestro” di Dublino che il Presidente Mattarella ha definito, giustamente, appartenere alla preistoria della sfida migratoria comunitaria. E il Capo di Stato lo ha detto in un contesto particolare: non a caso in presenza del Presidente della Repubblica tedesca il quale ultimo ha anche annuito. Segnale che è l’Europa odierna a doversi fare carico di un nuovo ciclo politico sulla questione dei flussi e l’Italia, se non vuole esser mera comparsa, non può seguire
le muraglie ideologiche di alcuni Paesi di Visegrad (molto resistenti alle aperture sul tema
dell’accoglienza) perché corre il rischio di subire lo sbuffamento politico di quei Paesi UE che
avendo crescita più alta (Pil in sostanza) possono permettersi di stabilizzare maggiori quote di migranti (per esempio quelli che arrivano in Italia appunto).
Di incredibile, pertanto, c’è anche un altro aspetto: non si può attaccare la Germania sulla questione del probabile aiuto economico alle Ong. Insensato è che nessuno abbia consigliato al Governo di smarcarsi da possibili attacchi tedeschi sul tema per il rischio di incrinare i buoni rapporti tra i due Stati (l’Italia, secondo l’OEC – Observatory of economic complexity, importa ed esporta maggiormente proprio con Berlino). Non c’è nulla di nuovo né di politicamente ambiguo sul piano dell’aiuto economico da parte tedesca
alle Ong che operano nel mediterraneo; e non c’entra il risaputo bilancio tedesco del 2021 con cui Berlino, peraltro, finanziava anche l’italiana Comunità di Sant’Egidio.
È invece il Protocollo addizionale della Convenzione delle Nazioni Unite siglato a New York nel 2000 (entrato in vigore per Italia e Germania nel 2006) ad essere meritevole di attenzione perché all’art. 14 prevede l’obbligo di cooperazione degli Stati con le Ong al fine di prevenire e contrastare il traffico criminale di esseri umani e ciò implicando che siano i Paesi del Trattato a fornire le risorse necessarie (sempre art. 14).
Se il nostro Paese intende la questione migratoria un fatto di sicurezza piuttosto che umanitario, allora, guardi all’Onu per risolvere od affievolire la questione africana. Ma prima di guardare consideri tutte le regole del gioco per migliorarsi in casa. Discorso che vale anche per Francia, Olanda, Usa e Company, ma con una responsabilità maggiore: quella di aver contribuito all’assorbimento delle ricchezze ed all’impoverimento culturale di quelle zone di globo. Si coinvolga l’Onu, appunto, per evitare l’Italia in un vicolo cieco. E buio.
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