Lo “spot della pesca”: riflessioni sulla genitorialità
Lo “spot della pesca”: riflessioni sulla genitorialità – di LINDA DE ANGELIS*
Lo “spot della pesca” di Esselunga sta rimbalzando su tutti i mass media tra polemiche e contestazioni, infiammando il dibattito pubblico, sino al coinvolgimento del mondo politico.
Stiamo così assistendo ad uno scontro che va ben oltre quella fotografia rappresentativa della realtà che vivono moltissime famiglie e che, a mio avviso, è stata brillantemente offerta dalla storia della piccola Emma, che regala una pesca al papà, fingendo che sia da parte della madre: ciò in cui questo “cortometraggio” pubblicitario si è trasformato è lo scontro tra opposte ideologie, tra visioni più conservatrici da un lato, (sostenitrici del modello familiare tradizionale e con posizioni di condanna rispetto al divorzio o alla separazione), a quelle più progressiste, che hanno interpretato questo stesso messaggio come un attacco ai nuovi modelli di famiglia e al diritto alla separazione.
Ma non solo: il pubblico si divide lungo un continuum ai cui estremi opposti si polarizzano, da una parte, i più commossi ed entusiasti dello spot, che empatizzano con il vissuto emotivo della bambina e che apprezzano che vengano affrontate tematiche tanto delicate quanto diffuse; dall’altra, i più indignati e contrari, per i quali, proprio perché la tematica della separazione è tanto delicata, non dovrebbe essere affrontata in modo così “inappropriato”, da invocare addirittura la censura; oltre alle posizioni di aperta condanna rispetto alla strumentalizzazione del ruolo della bambina e della sua sofferenza, a fini di marketing e di pubblicità; o a quelle per le quali la condanna si abbatte sulla madre “inadeguata”, colpevole di aver perso di vista la figlia nel supermercato e così via, nei meccanismi della critica perlopiù distruttiva che tipicamente caratterizza il web.
Al di là delle diatribe che investono il piano dei valori personali – ognuno portatore della propria verità su cosa si ritenga universalmente giusto o sbagliato – e indipendentemente dalle posizioni assunte in un dibattito che personalmente ritengo scollegato da questo spot, va da parte mia invece un grande plauso all’agenzia di comunicazione che l’ha ideato, perché offre uno spaccato della realtà in cui ogni giorno vivono migliaia di genitori e di figli, coinvolti nelle dinamiche della separazione, e che permette di avviare alcune riflessioni di natura psicologica, volte al loro sostegno.
Lo spot offre magistralmente un modello di padre in quel momento perfettamente “sintonizzato” sugli stati affettivi della piccola, con ciò intendendo riferirmi a quella capacità di entrare in contatto profondo con le emozioni e i bisogni dell’altro, (in questo caso della propria figlia), così da poterli adeguatamente riconoscere, saper accogliere, rispettare, “contenere”: esattamente quello che fa questo papà quando la figlia gli porge la pesca, dicendo che gliela manda la madre, stando teneramente al gioco e rassicurandola.
Sapersi sintonizzare sui bisogni dei figli è un’operazione delicata e complessa, perché presuppone, come genitori, la capacità di accogliere la loro sofferenza legata alla divisione della famiglia, per porla come prioritaria rispetto ai propri vissuti emotivi.
E’ importante comprendere che tutta la sofferenza dell’adulto per la separazione, o la rabbia, o qualunque sia lo stato affettivo prevalente nella relazione con l’ex-partner, finisce con il co-determinare ed alimentare nel tempo quelle dinamiche disfunzionali che avvelenano loro stessi, la qualità della vita di entrambi e soprattutto quella dei loro stessi figli.
Sarebbe estremamente utile se i genitori che si riconoscessero all’interno di dinamiche conflittuali, riuscissero per un momento a sospenderle, anche solo nella loro mente, per una presa di coscienza rispetto a quanto dolore gratuito potrebbero risparmiare ai propri figli, già travolti dall’angoscia e dalla confusione legate alla divisione del proprio nucleo familiare.
Prendendo avvio da questa riflessione, il gesto della pesca offerta dalla bambina al padre, consente dunque di intenderlo non già solo come un tentativo di ricongiungimento dei propri genitori – motivato da quella speranza che in linea di massima mai sopisce nel cuore dei figli di ogni età – ma anche come l’espressione di quel fondamentale bisogno che i figli di genitori separati hanno per l’appunto che questi non si facciano male ulteriormente, infliggendo colpi evitabili al centro di quella frattura che ha già diviso la famiglia e di cui il prezzo più alto sono proprio i figli a pagare.
Occorre esaurire le dinamiche della “coppia affettiva” degli ormai ex-partners, ognuno con i propri tempi e con le proprie possibilità, cosi da permettere alla “coppia genitoriale” di risorgere dalle ceneri della prima, accudendo i figli in una nuova alleanza di cui il fine ultimo dovrebbero essere, seppure nella separazione, il loro bene e la loro serenità.
Sulla base di queste riflessioni, immaginando un seguito alla narrazione di questo spot, ambirei a vedere quella bambina raggiungere la prossima volta il suo papà per mano alla mamma, che non resta più alla finestra in balia dei suoi pensieri e delle sue emozioni sulla separazione.
Torna alle notizie in home