Attualità

The Gangs of Europe: la guerra con Berlino sui migranti

di Rita Cavallaro -


The Gangs of Europe: l’Italia e la guerra fredda con Berlino sui migranti

A parole l’accordo sui migranti in Europa c’è, nei fatti però gli Stati procedono in ordine sparso, in un fronte compatto in cui l’Italia, come sempre, viene lasciata sola. Ieri i ministri dell’Unione hanno discusso a lungo sugli interventi tesi ad arginare l’invasione dall’Africa, ma sul meccanismo di crisi dei rifugiati, ovvero il sistema di suddivisione dei migranti tra i 27 Paesi dell’Ue, la spaccatura è apparsa in tutta la sua evidenza, tanto che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la quale già nella sua visita a Lampedusa aveva fatto delle promesse all’Italia, ha esortato fortemente i ministri a trovare la quadra e ad approvare i provvedimenti nel più breve tempo possibile. “Dobbiamo finire il lavoro: dobbiamo assicurare una adeguata attuazione del patto Ue sulle migrazioni e l’asilo. Abbiamo bisogno di regole comuni: i cittadini, a ragione, si aspettano che sia l’Europa a decidere chi viene qui e in quali circostanze, e non i trafficanti di uomini”, ha detto von der Leyen.

Le posizioni dei singoli Stati, arroccati su una linea troppo morbida per il governo italiano, hanno creato un cortocircuito sfociato in un nuovo stop all’accordo. Perché è pur vero che la Germania ha rivisto le sue posizioni, a differenza della Francia che sta mettendo in atto una difesa intransigente dei confini, ma Berlino è comunque responsabile del mancato equilibrio interno tra i 27 Paesi, visto che era sì pronta a dare il suo assenso al Patto d’asilo, ma soltanto se sul piatto fosse stato messo ai voti un documento aggiustato rispetto alla vecchia versione. Le modifiche non convincono del tutto l’Italia, che non si è opposta ma ha preferito prendere tempo per valutare il testo di compromesso. Di fatto l’accordo ha spaccato in due blocchi gli alleati: da un lato i paesi costieri, quindi Italia, Francia, Grecia e Spagna, intenzionati ad approvare misure obbligatorie di ricollocamento dei migranti in modo da poter sistemare le migliaia di persone in arrivo con i barconi sul proprio territorio. Dall’altro, il blocco dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, primi tra tutti l’Ungheria di Orban e la Polonia, intransigenti verso qualsiasi provvedimento che ponga vincoli di accoglienza dei flussi in entrata in Ue attraverso gli altri stati.

Di fronte alla mancanza di visione comune, dunque, il governo italiano ha preso la palla al balzo per non prendere alcuna decisione, prima che possa essere risolto una volta per tutte quello che è l’altro nodo centrale per Roma: il ruolo delle Ong. Il nuovo testo, infatti, proibirebbe di “strumentalizzare” il lavoro delle organizzazioni impegnate nel Mediterraneo, da tempo nel mirino dell’esecutivo perché ritenute il pull factor dei viaggi della speranza, in quanto la loro presenza in quel tratto di mare intensificherebbe gli sbarchi sulle nostre coste. Il ministro Piantedosi ha quindi lasciato la riunione del Consiglio Affari interni dell’Ue in corso a Bruxelles per rientrare in Italia, senza fare alcuna dichiarazione alla stampa. E la questione delle Ong è stata l’oggetto della bilaterale di ieri a Berlino tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la collega tedesca Annalena Baerbock. “Nessuno fa la guerra alle Ong, però non possono essere una sorta di calamita per attrarre migranti irregolari che, guarda caso, vengono portati sempre e soltanto in Italia perché è il porto più vicino”, ha detto Tajani, aggiungendo come “le navi delle Ong possono fare soccorso in mare, ma non si può trasformare l’Italia nel luogo dove tutte le Ong portano i migranti, anche perché non vogliono venire”, ma vogliono raggiungere “altri Paesi europei”.

Per questo, ha sottolineato, serve una soluzione comune. Azione comune auspicata anche dalla Germania, ma Baerbock ha garantito che i “soccorsi civili” delle Organizzazioni non governative salveranno i migranti nel Mar Mediterraneo finché non vi sarà un’operazione Ue a tal fine. Tante parole alle quali, ancora, faticano a seguire i fatti. E la storia è sempre la stessa: Lampedusa scoppia per gli incessanti sbarchi e l’Europa latita. Così l’emergenza diventa non solo il motivo del contendere tra gli alleati Ue, ma anche la propaganda per la campagna elettorale in vista delle prossime Europee. La Lega di Matteo Salvini, infatti, ha già cominciato a parlare alla pancia dei proprio elettori. Nonostante il vicepremier e ministro delle Infrastrutture del Carroccio abbia assicurato come ci sia totale fiducia e sintonia con il capo del governo Giorgia Meloni, non ha potuto fare a meno di attaccare ancora l’Europa e gli Stati che finanzierebbero le organizzazioni non governative. “Se le ong tedesche portassero i migranti in Germania nulla quaestio, se li lasciano in Italia è un problema”, ha detto, ricordando che la sua guerra alle imbarcazioni cariche di migranti lo ha portato a processo per sequestro di persona.


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