Ambiente

NextAppennino: la tecnologia per riscoprire il territorio sismico

di Redazione -


NextAppennino: la tecnologia per riscoprire il territorio sismico – di ANGELA ARENA

Sebbene non abbia fatto registrare vittime, nella giornata di ieri, il sisma che ha colpito i Campi Flegrei, nel napoletano, ha raggiunto magnitudo 4.2 “La scossa più forte degli ultimi 40 anni” stando a quanto dichiarato alla stampa dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Di Vito. Si tratta di dati che, tuttavia, sono in costante aggiornamento, perchè come sottolinea il vulcanologo “il sisma si inquadra nella dinamica bradisismica, che negli ultimi giorni ha subito una lieve accelerazione. Il processo sta continuando e la velocità di sollevamento del suolo si sta leggermente intensificando”.
Che l’Italia sia uno dei Paesi a maggior rischio sismico dell’intera area Mediterranea lo dimostra non solo la lunga serie terremoti che nel corso del tempo hanno fatto tremare il Belpaese con scosse di dieverse e importanti intensità, ma, soprattutto, la sua giovane storia geologica e la sua posizione particolarmente complessa, evidenziata dalla presenza di zone vulcaniche ancora attive nell’Italia tirrenica centro-meridionale e di catene montuose, come gli Appennini, in costante movimento.
Accanto al dramma delle perdite umane, si rileva la consistenza dell’impatto socioeconomico che questi fenomeni possono provocare, cui si aggiungono danni, spesso non quantificabili, ad un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo: il terremoto che nel 1997 devastò parte dell’Umbria e delle Marche colpendo circa 600 chiese, tra cui la Basilica di S. Francesco d’Assisi, producendo un quadro di danneggiamento di circa 10 miliardi di Euro e 32.000 senza tetto.
Gli eventi sismici che nel 2009 hanno pesantemente colpito l’Aquila e, nel 2016, il Centro Italia, causando più di 600 morti e distruggendo centomila edifici, hanno danneggiato quasi diecimila opere pubbliche e quattromila chiese ed edifici di culto, con danni che ammontano a 50 miliardi di euro e hanno stravolto le abitudini di vita e l’economia delle comunità di quei luoghi, dove, pertanto, il rischio spopolamento è elevatissimo.
Ed invero, nei comuni colpiti dalla sequenza sismica del 2016-17, molti dei quali compresi nelle zone montane più interne già pesantemente provate dalla pandemia e dalla crisi economico-energetica conseguente al recente conflitto bellico in Ucraina, la popolazione è calata mediamente del 6,24% tra 2015 e 2021, laddove, nelle zone interessate dai terremoti del 2009 e del 2016, a livello regionale il calo medio registrato è del -3,38% , mentre, del -1,76% il calo nazionale.

Allo scopo di contrastare lo spopolamento di queste aree, un possibile volano di ripresa economica può essere intravisto nella tecnologia e, più precisamente, nel supporto che l’intelligenza artificiale può fornire al connubio tra fattore turistico e patrimonio culturale.
Proprio in quest’ottica si dirige NextAppennino, fondo pensato, voluto e realizzato per guardare al futuro di questi territori che nel 2023 ha strutturato il Piano di sviluppo “Sostegno ai progetti di innovazione” ai sensi del Capo III del “Bando B1.3.B – Innovazione PMI”, mettendo a disposizione delle zone interessate 1 miliardo e 780 milioni di euro, stanziati dal Fondo complementare nazionale che affianca il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e che di fatto rappresenta l’unico programma a carattere territoriale del PNRR.
In particolare, tra i progetti presentati, risulta vincitore di contributo quello che mette a punto un progetto di rilevazione automatica dati attraverso un sistema integrato di robot che catturano dati da sensori su territorio e che consente la catalogazione, il monitoring costante, un sistema di allarmistica su degrado beni, piani di manutenzione beni prodotti automaticamente e sistema di valorizzazione del territorio usufruendo di tecnologie AR/VR integrate con i sistemi di rilevazione automatica dati.
L’aspetto culturale risulta di fondamentale importanza al fine di rendere attrattivi questi territori, soprattutto se si considera che il patrimonio culturale delle aree abruzzesi del cratere ammonta a oltre 100mila tra opere, oggetti d’arte e reperti, ed altresì, beni architettonici, tra cui circa 900 chiese, oltre 1.500 tra case e palazzi storici, 156 cimiteri, nonché fontane, mura e ville.
A partire dal 24 agosto 2016 si è provveduto alla messa in sicurezza di 952 beni immobili e sono stati recuperati quasi 17mila beni storico-artistici e archeologici, oltre 9.500 libri e più di 4.500 metri lineari di archivi, preziosi custodi della nostra memoria storica.


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