Africa hub per le energie rinnovabili. Un’opportunità anche per il Sud
L'Africa quale Hub delle rinnovabili per il fabbisogno energetico dell'Europa non è solo più una ipotesi. All'Africa e al suo enorme potenziale di rinnovabili guardava già il presidente del Consiglio Mario Draghi all'Europarlamento di Bruxelles agli inizi del mese. Un'attenzione confermata dal Governo anche a Sorrento, giorni fa, durante il Forum Ambrosetti Verso Sud.
Un potenziale, quello delle rinnovabili in Africa, individuato con precisione dalla società londinese di analisi GlobalData che nel febbraio scorso stimava, per il solo Sudafrica, una previsione di aumento della quota di energia rinnovabile (compresa l’energia idroelettrica) nel mix energetico a oltre il 40% nel 2030.
Sul tema, è intervenuta recentemente sulle pagine di Al Jazeera, anche la nota attivista ugandese di Fridays for Future, Vanessa Nakate, delineando uno scenario che, per il suo continente, evidenzia opportunità di crescita in contrasto con la visione che ne fa solo uno dei possibili serbatoi di petrolio cui attingere per raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia.
“Decenni di sviluppo dei combustibili fossili in Africa – dice Nakate – non sono riusciti a ridurre la povertà energetica. I Paesi africani le cui economie dipendono dalla produzione e dall’esportazione di combustibili fossili subiscono tassi di crescita economica più lenti, a volte fino a tre volte più lenti, rispetto a quelli con economie più diversificate. In Mozambico, dove le società straniere hanno costruito un giacimento di gas naturale offshore da 20 miliardi di dollari e un impianto di gas naturale liquefatto a terra, il 70% del Paese vive ancora senza accesso all’elettricità. Il gas non è, insomma, utile alla popolazione”.
“Quando le comunità più povere dipendono dalle centrali elettriche a gas per l’elettricità – questa la sua riflessione -, finiscono per subire le fluttuazioni dei mercati globali. In Costa d’Avorio, dove la maggior parte delle centrali elettriche bruciano gas, l’aumento dei prezzi dell’elettricità ha portato a forti e sanguinose proteste nel 2016. E gli investimenti nei combustibili fossili non sono investimenti a lungo termine. Con l’accelerazione della domanda di energia pulita, l’Agenzia internazionale per l’energia prevede che gli asset di petrolio e gas per un valore di 1,3 trilioni di dollari saranno abbandonati entro il 2050”.
Da qui, nel continente, l’attenzione all’elettricità da solare ed eolico che è ampiamente più economica dell’elettricità dal gas e per la quale i prezzi non subiscono fluttuazioni pericolose. Da sottolineare altresì che, per esempio, le fonti di energia rinnovabile situate vicino al punto di utilizzo nell’Africa rurale sono risultate economicamente più valide rispetto alla costruzione di linee di trasmissione per l’energia basata sul gas.
“Nonostante tutto questo – rileva Nakate -, mentre l’Africa possiede il 39 per cento del potenziale mondiale di energia rinnovabile, riceve solo il 2 per cento degli investimenti globali in energie rinnovabili. I Paesi africani hanno bisogno di investimenti privati e pubblici dal Nord del mondo per intraprendere la tanto necessaria transizione alle energie rinnovabili”.
Investimenti necessari, per dare una svolta alle programmazioni in corso. Secondo Damilola Ogunbiyi, ceo di Sustainable Energy for All, un investimento di circa 30 miliardi di dollari all’anno può dare ai Paesi africani l’accesso a energia pulita, conveniente e affidabile entro il 2030. Un traguardo che può confortare la manovra economica europea per l’energia, guardando oltre il Mediterraneo.
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