Ambiente

Italia nucleare, il governo ci crede. Ma esplode la protesta

di Angelo Vitale -


Italia nucleare: energia pulita e sicura, tecnologie che assicurano rapidità e costi non elevati. E’ quanto promette la soluzione di ultima generazione sulla quale il governo, dopo gli annunci e le considerazioni dei mesi scorsi, ora punta con più risolutezza. Al Mase prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, così definita dalla manovra del ministro Gilberto Pichetto Fratin per condividere i propositi dell’esecutivo con enti di ricerca, associazioni scientifiche, soggetti pubblici della sicurezza nucleare e del decommissioning, imprese che hanno in corso programmi di investimento che puntano al nuovo nucleare.

L’Italia – ribadisce il Mase – come nelle corde del Pniec punta sulla vasta diffusione delle rinnovabili anche attraverso la diversificazione delle fonti e quindi a sostenere il possibile via di fusione e fissione nucleare. Un piano che necessita di puntualizzazioni mentre torna a montare, tra le associazioni ambientaliste e le forze politiche che provano a sostenerne le ragioni, un’opposizione netta al nucleare, pur se rimodulato nelle tecnologie più avanzate.

“Non si tratta evidentemente – dice Pichetto – di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare il nucleare innovativo degli Small Modular Reactor e dei reattori nucleari di quarta generazione”. Gli fa eco il vicepremier Matteo Salvini: “L’Italia non può perdere tempo: deve essere chiaro l’obiettivo di tornare a produrre energia pulita e sicura tramite il nucleare, a partire dai prossimi anni”. Sulla stessa linea, la vice di Pichetto Vannia Gava ed altri esponenti della Lega.

Pichetto vuole accelerare, sull’Italia nucleare: entro 6 mesi le proposte per un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’energia nucleare in Italia, entro 7 mesi un documento che scriva la roadmap, entro 9 mesi le Linee Guida con azioni, risorse, investimenti e tempi.

Sul fronte istituzionale, quindi, concorde la manovra del governo. Concorde, per un deciso no, la protesta di quella parte dell’Italia che agita lo spettro di “un incubo nucleare che torna dopo 40 anni” annunciando anche possibili nuovi referendum per ribadire quanto decisero quelli del 1987 e del 2011, netti gli slogan degli striscioni sotto le finestre del Mase: “Il nucleare non ci salverà. Stacchiamo la spina a questo sistema!” e “Nucleare provato, disastro assicurato”.

Alle porte, nel Paese, la possibile assenza di un confronto per il cui terreno – la stessa Piattaforma Mase lo prevede – sarebbe necessario dare impulso ad una maggiore divulgazione del “come” potrà nascere il nuovo nucleare.

Il mondo dell’industria italiana, da parte sua, da tempo va avanti su ricerca e investimenti: negli scorsi mesi, ad esempio, un’intesa Edison, Edf, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare per verificarne le potenzialità. Possibili, di questi giorni l’interesse della statunitense Ultra Safe Nuclear per una sede a Milano, pure interventi di capitali stranieri in Italia.

L’11 ottobre se ne parlerà a Roma durante la iWeek. L’occasione per ribadire che l’industry non intende riproporre centrali nucleari tradizionali da 1-1.5 GW di potenza elettrica che costano 10 miliardi l’una ma Small Modular Reactors da 100-300 MW e Micro Modular Reactors di un decimo di potenza, con costi pari all’1% dei grandi reattori: energia a 30 euro/MW-termici per i primi 10-15 anni, in seguito intorno ai 10 euro/MW-t. E sicuri: i primi due – fa sapere chi ne discuterà a Roma – saranno installati in campus universitari.


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