Attualità

Gioco pubblico, la filiera chiede una riforma: a rischio la prossimità

di Angelo Vitale -

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La filiera del gioco pubblico si interroga sul suo futuro. E si intesta un ruolo sociale di tutela della salute e dell’ordine pubblico, in riferimento all’infiltrazione della criminalità nella gestione del gioco in Italia. Una filiera che vale 11,2 miliardi di gettito nelle casse dello Stato nel 2022; 10,2 miliardi, pari a circa il 91%, quello generato dal retail. Un sistema di oltre 65mila aziende con 150mila addetti. una rete di 85mila punti vendita, di cui 75mila appartenenti alla rete generalista: 41mila tra bar ed esercizi pubblici e 34.500 tra tabaccherie e ricevitorie. 53.500 i punti vendita in cui sono presenti gli apparecchi, di cui circa 49mila della rete generalista in 6mila comuni italiani.

Se ne è discusso al Forum “Il gioco pubblico alla sfida della sostenibilità” promosso da Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici che ha anche presentato il Bilancio di Sostenibilità 2022 del comparto. Per Geronimo Cardia, presidente di Acadi, “una necessità, perché siamo convinti che gli strumenti e le verifiche degli indici Esg mettano ancora più in luce il ruolo strategico del comparto. I dati dicono a chiare lettere che la rete distributiva terrestre degli esercizi generalisti (dei bar e dei tabacchi per intendersi) è protagonista nel consentire il perseguimento degli interessi costituzionali alla base dell’esistenza dell’offerta pubblica di gioco”.

“Ridurre, comprimere, limitare o in qualche modo penalizzare direttamente o indirettamente la sua presenza oggi radicata sui territori – ha aggiunto Cardia – significa compromettere gli interessi costituzionali della tutela della salute dell’utente e della fede pubblica, realizzata con un’offerta misurata e controllata dallo Stato e gestita da operatori esperti, della tutela dell’ordine pubblico sui territori, come la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose, del gettito erariale che è di emersione e dell’occupazione”.

Un settore che si trasforma, perdendo la sua dimensione di prossimità. Per il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Stoppani, “a rischio soprattutto i bar ove il gioco è intrattenimento, con gli apparecchi a piccola vincita, i corner scommesse, i servizi di ricarica per il gioco online. Guardando solo ai pubblici esercizi, il loro numero si è ridotto di un terzo tra il 2017 ed oggi”. Da qui la richiesta di di “un accordo di concertazione tra Stato ed Autonomie sulla corretta distribuzione degli esercizi”, ora disciplinata anche da norme locali, spesso confliggenti in territori vicini. Una rete fisica nel caos normativo, per Mario Antonelli, presidente della Federazione italiana tabaccai.

Pressante, la richiesta di un riordino che parta dalle “leve di impatto più rilevanti – conclude Cardia -: l’apporto in termini fiscali, previdenziali, occupazionali, di Pil. Qualsiasi riforma non può prescindere da tutto questo, sarà buona se non pregiudicherà eanche indirettamente gli interessi costituzionali garantiti in larga parte dalla rete generalista rappresentata in Confcommercio”.


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rso riavvolge il nastro e racconta: "Ero al massimo e i miei locali non avevano competitor, organizzavo feste ed eventi nei più prestigiosi Hotel Boscolo, Principe di Savoia”nel periodo estivo ero entrato nello staff del Billionaire; arrivato a quel punto anche se molto giovane ho deciso di fare qualcosa per la mia città, sono sempre stato attratto dalla politica, stimolato dai consensi che raccoglievo e dai miei risultati mi candido al consiglio di zona e ottengo numerose preferenze".
22 Apr 2025