Il record di Roma: sommersa dalla spazzatura e con la Tari più alta d’Italia
Piazza Monte Baldo, Montesacro a Roma.
Nella Roma che si prepara al Giubileo 2025 la fotografia per i turisti è sempre la stessa: cumuli di rifiuti in strada.
Materassi rosicchiati dai topi, lavatrici non funzionanti, vecchi scaldabagni arrugginiti e perfino telai di divani. Sono sempre di più i rifiuti ingombranti abbandonati accanto ai cassonetti di Roma, perfino nelle strade centrali, o scaricati senza pudore in aree diventate una sorta di discariche a cielo aperto. La Capitale ormai da troppo tempo fa i conti con l’emergenza rifiuti, mostrando ai turisti di tutto il mondo cassonetti ricolmi e maleodoranti. E ora alla spazzatura ordinaria si abbina quella straordinaria, quei rifiuti ingombranti che la gente non sa come smaltire. E che, molto spesso abbandona in strada, con il favor delle tenebre e la speranza di non essere visti per evitare le multe.
Cittadini incivili, ma con la complicità dell’Ama, l’azienda municipalizzata che gestisce la raccolta a Roma, dove i residenti pagano la tassa sui rifiuti più alta d’Italia. Fior di quattrini in cambio di un servizio scadente, nonostante le continue promesse del sindaco Roberto Gualtieri, convinto di risolvere la piaga della monnezza con la costruzione di un mastodontico inceneritore. In attesa dell’avverarsi di quel sogno, però, i romani sono esasperati nel vedere la città sprofondare nella spazzatura. Per non parlare di quelli più sfortunati che si trovano a dover fare i conti con lo smaltimento di materiale troppo grande per finire nei cassonetti. Sebbene l’Ama garantisca il ritiro di rifiuti ingombranti davanti alla porta di casa, previo appuntamento con una semplice telefonata, la realtà è ben diversa da come viene pubblicizzata. Innanzitutto la gratuità è uno specchietto per le allodole, visto che il servizio è prenotabile solo due volte al mese, per un massino di 12 ritiri l’anno, ed esclusivamente per oggetti che non superano i due metri cubi di spazio.
Dunque, a fronte della Tari più cara di tutto il Paese, l’azienda che per 365 giorni lascia Roma sporca e maleodorante, fa il favore di venire a prendere a casa al massimo un materasso matrimoniale logoro, e non di più. Se oltre a quel materasso, malauguratamente, viene aggiunto un divano consunto, ecco che la questione cambia. Non solo la raccolta non è più gratis, ma il prezzo sale vorticosamente, arrivando addirittura a 750 euro per chi fosse impossibilitato a portare il grosso ingombro sul marciapiedi e deve avvalersi di un equipaggio che ritira al pianerottolo. Ma anche chi volesse pagare queste cifre astronomiche, dovrà fare i conti con una procedura complicata e lenta, con tempi di ritiro dei materiali che raggiungono addirittura le due settimane.
A seguito delle numerose segnalazioni dei romani, stanchi di essere etichettati come incivili e furbetti ma più che altro disperati per l’impossibilità di liberare le proprie case da mobili vecchi e rotti, abbiamo provato quella che l’Ama indica sul proprio sito come nuova raccolta rifiuti ingombranti con lo slogan “Ama il tuo quartiere”. Un amore che deve tradursi, per i più tecnologici, nella registrazione sul portale della municipalizzata e l’indicazione dei codici utente riportati sul bollettino della Tari. A quel punto il cittadino dovrà compilare un modulo online, in cui deve indicare con esattezza tutti gli oggetti ingombranti da smaltire e il luogo per il ritiro, se sulla strada o davanti alla porta di casa. L’azienda comunicherà dunque il totale da pagare tramite bonifico intestato alla Logistica Ambientale Srl.
Solo alla ricezione del pagamento, però, sarà possibile prendere l’appuntamento per il ritiro, attendendo di essere ricontattati. Una procedura molto complicata per le persone anziane, che chiaramente non vengono lasciate sole. Per loro l’iter più “semplice” da seguire è la prenotazione telefonica.
Abbiamo chiamato lo 060606, il numero unico del Comune di Roma attraverso il quale attivare il servizio. Peccato che le attese al telefono, con tanto di musichetta, siano bibliche. Poi l’operatore risponde, ma è solo un primo step, visto che la telefonata viene smistata al numero della logistica dell’Ama e la musica riparte. Quando finalmente l’impiegato risponde, vengono richiesti i dati anagrafici e i codici utente riportati sulla bolletta Tari, per poi passare in rassegna i vari materiali ingombranti da ritirare. Se il dove è abbastanza chiaro, visto che a quelle cifre conviene a chiunque caricarsi i pesanti oggetti e farli trovare sul marciapiede, il quando è un’incognita. Non è assolutamente possibile capire i tempi per il ritiro e a nulla vale la richiesta di urgenza nel dover liberare la propria casa dalla monnezza, perché magari devono iniziare lavori di ristrutturazione.
L’operatore Ama è categorico: il totale da pagare, il bonifico e “sarete ricontattati da noi entro due settimane, per fissare il giorno del ritiro”. A occhio e croce, un romano dovrà attendere circa tre settimane prima di liberarsi dei vecchi ingombri, con una spesa media che si aggira intorno alle 250 euro. Così quelli più incivili si sentono legittimati ad abbandonare materassi e frigoriferi nella strada, mentre i più rispettosi si rivolgono a ditte private di smaltimento, che alla stessa cifra e in poche ore portano via tutto. Con un dubbio sospeso: chissà dove li butteranno, questi rifiuti ingombranti?
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