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Migranti, l’Europa della fazioni. In Italia il dibattito sui Cpr

di Eleonora Ciaffoloni -


Migranti, l’Europa della fazioni: in Italia il dibattito sui Cpr ma la polemica non è solo dell’opposizione

Arrivi, partenze, sbarchi e trasferimenti. A Lampedusa è questo l’iter che si ripete giorno dopo giorno, con l’emergenza umanitaria che fa tenere alto il livello dell’allerta sull’isola e su tutto il Paese. Lunedì gli arrivi sono stati 475 mentre oggi, di prima mattina, la conta ha registrato circa 300 persone sbarcate nella notte: una media che non sembra calare. Complici non solo il meteo favorevole, ma anche le calamità naturali che hanno colpito la Libia e il Marocco nelle ultime settimane. I numeri sono da record e i cittadini allo strenuo mentre cercano di aiutare come possono: domani l’assemblea degli isolani si riunirà ancora per ribadire la propria contrarietà alla realizzazione della tendopoli a Capo Ponente – ipotesi uscita nei giorni scorsi e per cui alcuni erano già scesi in piazza – e anche il no a qualsiasi altra struttura per la gestione dei migranti. “Continuiamo a chiedere che i migranti siano portati direttamente sulla terraferma. Non accetteremo né compensazioni, né baratti” ha dichiarato Giacomo Sferlazzo, portavoce del movimento Mediterraneo Pelagie. A rispondere alle preoccupazioni dei cittadini il ministro Piantedosi: “Siamo molto presenti a Lampedusa e consapevoli delle difficoltà che vivono i lampedusani. La visita della premier voleva dire ai lampedusani che non sono soli e possono contare sull’impegno diretto del governo italiano e del governo europeo”.

Intanto dal mare centinaia di altre persone in viaggio vedono e cercano la terraferma: intanto al porto di Brindisi è arrivata la nave ong Geo Barents che nei giorni scorsi aveva soccorso in mare 471 migranti: tutti saranno trasferiti in centri in Puglia Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Altri 52 migranti sono stati segnalati al largo della Libia, in pericolo, da Alarm Phone: secondo l’Sos arrivato dal Mediterraneo centrale i migranti partiti da Bengasi “Chiedono soccorso urgente. Riferiscono forti piogge e temono per la loro vita. Le autorità sono allertate e chiediamo il salvataggio immediato in un luogo sicuro”. La stessa Alarm Phone, invece, ha riferito di aver perso i contatti con altri 24 migranti, sempre provenienti dalla Libia. “Ci hanno chiamato una volta e dopo non siamo più riusciti a riconnetterci. Non conosciamo il loro destino attuale poiché le autorità non condividono alcuna informazione come al solito”.

E mentre l’Italia accoglie, la Francia, al confine con il nostro Paese, schiera mezzi antiterrorismo per far fronte all’emergenza. Ma non solo: le autorità transalpine hanno intensificato i controlli sul proprio versante di competenza e sui treni delle tratte Ventimiglia-Nizza, Ventimiglia-Cuneo e Breil-Nizza, con un elicottero che sorvola la zona per monitorare eventuali spostamenti di migranti. Insomma, l’aria non è cambiata negli ultimi giorni, anzi, questa sembra continuare a tirare a favore dell’emergenza su cui gli occhi del governo italiano e in parte quello comunitario – dopo la visita della presidente della Commissione Ue von der Leyen – rimangono puntati. Ad allargare la platea da attenzionare sulla problematica la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, i quali sono volati a New York per la 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lì, di fronte all’assemblea che raccoglie i capi di Stato e di governo dei 193 Stati membri la presidente Meloni affronterà, tra gli altri temi come quello del fermo sostegno all’Ucraina, quello dell’emergenza migranti. Il suo intervento è previsto in serata domani e per Meloni sarà l’esordio: per lei il messaggio da far passare è quello che è già stato anticipato da Tajani, ovvero quello di un’Italia che non può essere lasciata sola e che anche l’aiuto tanto chiesto all’Europa non basta.

Intanto, in Italia, inizia a farsi strada il dibattito sui provvedimenti contenuti del decreto sui migranti approvato lunedì in Cdm. Tra le altre misure quella che salta all’occhio riguarda i Cpr (i Centri di permanenza per i rimpatri) in cui i migranti verranno trattenuti per un periodo massimo che aumenta dai sei ai 18 mesi. Attualmente in Italia nei vari Cpr sono 490 i posti a disposizione e per questo verranno – secondo decreto – realizzate nuove strutture su tutto il territorio nazionale. Preoccupati, per questo, gli amministratori locali che non vorrebbero “problemi”. Le lamentele arrivano sia dagli amministratori politicamente legati all’opposizione – come il sindaco di Bologna Lepore che definisce i Cpr “carceri” o il governatore della Toscana Giani che dichiara “Non darò l’ok” – sia da quelli del mondo del centrodestra. Tra loro il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha detto: “Non siamo mai stati contattati da nessuno per un nuovo Cpr né nessuno me ne ha mai parlato. Guardiamo con molta preoccupazione ai numeri”. A seguire anche il governatore del Molise Francesco Roberti si dice dubbioso: “In Molise, da quello che mi risulta, non abbiamo una struttura idonea da adibire a Cpr anche perché è indispensabile, da quanto ho capito la recinzione. Per come la vedo io questa storia non mi entusiasma soprattutto in una prospettiva di accogliere famiglie con bambini”. A rispondere, per cercare di far tacere le polemiche sui Cpr, ci ha provato il ministro Piantedosi definendoli, in poche parole, un’esigenza europea. “La norma sui Cpr è contenuta all’interno di una cornice europea che prevede la possibilità del trattenimento fino a 18 mesi. Nulla di complicato riguardo al rispetto dei diritti delle persone” e ripete: “è una cosa che ci chiede l’Europa. È fortemente previsto dalle normative ed è stata sempre una delle raccomandazioni che l’Europa ha fatto all’Italia”.
Di certo i Cpr non sono una notvità, lo è solo l’allungamento della permanenza. E anche se come si suol dire “ce lo chiede l’Europa” potrebbero non rappresentare una soluzione.


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