Il Napoleone acciaccato: nell’Europa di Schengen mentre si urla contro Le Pen a Pontida
Nell’Europa di Schengen, mentre si urla contro Le Pen a Pontida e il fanatismo familiare di Orbàn, qui gli unici veri muri li alza Emmanuel Macron. Stretto nella veste di un Napoleone acciaccato, sbarra i confini ai migranti e si ritrova Parigi a ferro e fuoco da mesi. Quasi quasi viene da dire che Salvini meglio avrebbe fatto a chiamare a Pontida l’inquilino dell’Eliseo, invece della ormai piuttosto bollita Marine Le Pen. Avrebbe preso due piccioni con una fava: aperto le porte della destra a Renzi che scalpita fuori e lanciato una politica dei confini chiusi, che sembra l’unica cosa che l’ex banchiere sa fare in caso di caos. E invece no, il Capitano si accontenta di disquisire con l’intelletto degli italiani in materia di autonomia e statalismo, mentre il vero pugno di ferro, la vera politica del filo spinato, la vera rivolta anti Europa di Schengen si svolge ai piani alti della presidenza francese. Senza che nessuno dei presunti estimatori di Emmanuel osi dire mezza sillaba su di lui quando si presenta al mondo da populista, alleato intermittente, sciovinista. Cioè la maggior parte delle volte.
Certo, i benpensanti diranno che non è stato lui a rifiutare per la seconda volta in tre giorni di aiutare l’Italia in preda all’ennesima emergenza Lampedusa, ma un tale che nel suo governo (la Francia ha un semipresidenzialismo, almeno loro) fa il ministro degli Esteri. Ma a questo qualcuno bisogna rispondere che è la terza volta in tre mesi che si svolge la stessa farsa, segno che non si tratta più di gaffe ma di un preciso gioco delle parti fatto non tanto per mettere in difficoltà noi, ma per salvarsi il cosiddetto…. egli stesso, ben consapevole di cosa significhi oggi aprire in modo indiscriminato i confini, cosa che agli altri viene imposta da anni. Ma la Francia vive un momento molto difficile. I suoi rapporti con l’Africa sono incrinati come mai prima d’ora. Le promesse di una nouvelle France sono rimaste sulla carta. Mentre Parigi brucia dal centro alla periferia e si va a riprendere moneta dai cittadini in cambio di più anni di lavoro e di una pensione che slitta.
E così Le Pen, pur ormai non più quella di un tempo, si riprende il palco in Francia. E al bell’Emmanuel viene la tremarella. E fa il duro. Ovviamente sulla pelle degli altri. E gli altri in questo caso siamo tanto noi quanto i disgraziati che arrivano in questi giorni a Lampedusa. E il bello è che siamo solo all’inizio. E che gli italiani avranno modo di vedere all’opera la commissione Von der Leyen e la sua tragicomica maggioranza Brancaleone. Perché se l’Italia non è stata in questi anni supportata nè da Ursula e nemmeno da Paolo Gentiloni, che rappresenta il nostro Paese nella Commissione, ora i nodi cominciano a venire al pettine. E le chiacchiere su sovranismo e riformismo a mostrarsi per la grande bugia che sono diventate.
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