Quel Sud lasciato solo, la lezione della Germania Est
NAPOLI ANCORA IN ZONA ROSSA QUARTIERI SPAGNOLI SEMI DESERTI
Sud e Germania Est. Ovvero, due approcci diversi per risolvere (o no) lo stesso identico problema. E, chiaramente, Roma si dimostra molto meno capace, rispetto a Berlino, di cogliere l’obiettivo: cioè quello di colmare le distanze tra territori e portare il Paese a viaggiare alla stessa velocità. Un’indagine Eurispes ha messo a confronto le politiche e lo stato dell’arte in due zone diversissime, eppure tanto simili, dell’Europa. Da una parte il Sud italiano, dall’altra la zona orientale della Germania, la vecchia Ddr. I risultati della ricerca sono tutti nei numeri. Che parlano da soli. Berlino, per riportare la Germania Est al passo con l’Ovest dopo la caduta del muro di Berlino, ha speso, in cinque anni, una volta e mezza gli investimenti che, dal 1951 al 1998 (dunque per quasi cinquant’anni), i governi italiani hanno destinato al Mezzogiorno. Una sproporzione che ha portato, a distanza di quasi trent’anni, a una conseguenza devastante: il Sud rischia di diventare una zona endemicamente sottosviluppata a differenza dei Lander della Germania orientale che, in appena cinque anni, hanno recuperato una “parità approssimativa” rispetto agli altri territori del Paese.
In particolare, riferiscono gli analisti dell’Eurispes, il Pil globale indica una crescita maggiore dell’Est che “recupera, sia pure in parte il distacco, aumentando il suo peso sul totale”. Al contrario, “in Italia, l’incidenza del Pil prodotto nel Mezzogiorno si riduce rispetto al Centro-Nord, per cui anche quando si considerino i dati pro capite, si ottiene un peggioramento”. Insomma, mentre la Germania orientale si incamminava verso uno nuovo sviluppo, il Sud inaugurava un’era di immobilismo che, dopo vent’anni, consegna all’Italia, e dunque all’Europa, un’area che non soltanto non ha mai recuperato il gap che la divideva dal resto del Paese ma che, ora, rischia di rappresentare un dramma per l’intero continente dal momento che lo sviluppo meridionale, praticamente, consegna il Sud al novero delle aree da recuperare.
Le cifre Eurispes riferiscono che, dal 1991 al 1995, la Germania – anche imponendo un contributo all’Ovest per lo sviluppo dell’Est – ha investito l’equivalente di 433,6 miliardi di euro. Meno della metà, molto meno, l’Italia ha sganciato per il Sud. Il rapporto imbarazzante. È del 150%. Eppure, sarà stato per ironia della sorte o per l’effetto delle polemiche politiche, che in questo Paese non mancano mai, negli stessi anni in cui cresceva la rabbia nordista contro gli “sprechi” nel Mezzogiorno, Berlino avviava la grande riforma che avrebbe reso l’Est un posto in grado di competere con il resto del Paese. Persino per quanto riguarda i consumi. Eppure, oggi, l’Est della Germania è in crisi. Così come il Sud. Non è un caso se, già da qualche anno, nell’ex Ddr si è diffuso il fenomeno dell’Ostalgia, cioè della nostalgia dei tempi del Muro (chi ha visto Goodbye Lenin lo sa) mentre nel Sud dell’Italia cresce, ogni giorno di più, un sentimento anti-unitario che rivaluta, non solo in chiave storica, il passato borbonico e duosiciliano.
A complicare le cose, tanto all’Est della Germania quanto al Sud dell’Italia, è stato l’euro. Eurispes afferma che la moneta unica ha svolto un ruolo drammatico per il sistema industriale tedesco-orientale e per quello meridionale. Entrambe le aree territoriali sono tornate a essere zone di partenza della migrazione interna. Con l’unica differenza che in Germania la popolazione sta calando vistosamente mentre nel Mezzogiorno il livello dei residenti (per ora) non sprofonda solo grazie a numerosi immigrati che si sono stabili sul territorio. Per quanto riguarda la crescita del Pil pro capite, i consumi dei nuovi lander tedeschi, nei vent’anni dal 2000 in poi, sono cresciuti del 38,3% a differenza di quelli occidentali che sono aumentati nella misura del 28,2%. Al Sud, considerando lo stesso periodo, i consumi si sono addirittura ridotti. Nel 2000, la spesa media era di 2.045 euro. Vent’anni dopo si attesta a 2.042 euro; viceversa, nell’Est della Germania, all’inizio del terzo millennio si spendevano 1.558 euro, vent’anni dopo si è arrivati a 2.124.
Cosa ha fatto la differenza tra Sud Italia e Germania Est? Secondo l’Eurispes, il tema non è da rintracciare nelle infrastrutture (che pure continuano, drammaticamente, a mancare nel Mezzogiorno) ma nel sistema produttivo territoriale. La lezione fondamentale, secondo gli analisti, “è che gli investimenti nelle infrastrutture sono sicuramente indispensabili, ma non sufficienti per un completo sviluppo delle zone più arretrate. E, pertanto, oltre a dimostrare che è necessario un sistema produttivo autoctono, giustifica anche l’esigenza di intervenire nel settore del sociale per sostenere la parte della popolazione più debole”. Nessuno si salva da solo. E delle comunità solide riescono a costruire nazioni solide. Più delle polemiche interne, per quanto possano fare le fortune, politiche e non solo, di una o di un’altra parte.
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