Frecce Tricolori, cade un aereo: muore una bimba di 5 anni
Frecce Tricolori, tragedia a Torino: si schianta un aereo della formazione nazionale nota in Italia e all’estero, muore nell’automobile centrata dall’esplosione una bimba di 5 anni. Tutti i suoi familiari ustionati sono stati ricoverati in ospedale, come il pilota lanciatosi con il paracadute. Secondo le prime ricostruzioni dell’accaduto tuttora all’esame degli inquirenti, un aereo delle Frecce Tricolori in fase di esercitazione per un’esibizione prevista per la giornata di domenica ha improvvisamente perso quota e si è schiantato a terra, subito dopo il decollo.
Salvo, il pilota lanciatosi con il paracadute, poi soccorso e trasportato in ospedale. Morta, nelle fiamme dell’esplosione, una bambina di cinque anni che viaggiava nell’automobile guidata dal padre con la madre e un fratellino – la famiglia abita a poche centinaia di metri dall’aeroporto e faceva rientro a casa- Il fratellino di 9 anni della bimba morta è rimasto ustionato dalle fiamme, come la madre e il padre, tutti i ricoverati negli ospedali di Torino. Anche il pilota è stato portato in ospedale.
La Pattuglia Acrobatica Nazionale, il cui nome ufficiale è 313esimo Gruppo Addestramento Acrobatico con sede operativa presso l’aeroporto di Rivolto in provincia di Udine, comunemente conosciuta come le Frecce Tricolori, è la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare Italiana, nata nel 1961 e da allora, con dieci aerei (dal 1982 utilizzano come velivolo gli Aermacchi MB.339), di cui nove in formazione e uno solista, sono la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo, artefice in ogni esibizione di una ventina di acrobazie della durata di circa mezz’ora, famose e riconosciute ovunque.
Decine, da allora, gli incidenti aerei, numerosi i morti tra i piloti della pattuglia. Il più grave e rimasto nella storia, quello del 28 agosto 1988 a Ramstein, in cui persero la vita tre piloti e 67 spettatori. Morirono, in quell’occasione, il capitano Giorgio Alessio, il tenente colonnello Mario Naldini e il tenente colonnello Ivo Nutarelli. Gli ultimi due avrebbero dovuto testimoniare al processo per la strage di Ustica pochi giorni dopo. Circostanza che fu motivo di vari sospetti nelle cronache dell’epoca.
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