Clima, hotspot Mediterraneo: preoccupazioni per l’autunno
L’Italia è epicentro della crisi del clima di tutto il pianeta. Il mar Mediterraneo unisce Italia e Libia non solo per le rotte migratorie, ma anche per i rischi legati alla crisi climatica, rappresentando un bacino che è ponte tra Paesi, culture e opportunità di sviluppo e rafforzamento nel settore energetico ma anche teatro dei più diversi cambiamenti meteorologici e dei fenomeni avversi che ne derivano.
Un catino “ribollente” non solo per l’aumento, sempre più caratterizzato, della temperatura ma perché laboratorio di situazioni gravi del clima, come quelle più recenti che hanno funestato la stagione e i Paesi che sul mar Mediterraneo si affacciano.
Il ciclone Daniel, per esempio, il più recente fenomeno che ha provocato un‘ecatombe in Libia, prima di raggiungere il Paese africano aveva precedentemente sfiorato la costa jonica calabrese e la Sicilia sud-orientale dopo aver provocato morti in Grecia, Turchia e Bulgaria. La causa di queste vere e proprie tragedie del clima nel Mediterraneo è facilmente individuabile nell’entità di eventi pluviometrici, rafforzati dall’attraversare una distesa d’acqua salata eccezionalmente calda, toccando ancora i 28 gradi: ad Al-Bayda, in Libia, sono caduti 414 millimetri d’acqua in un’ora, mentre in Grecia, a Zagora del Pelion erano stati registrati 910 millimetri di pioggia in 36 ore, quando nella capitale, ad Atene, ne cadono mediamente poco più di 400 in un anno.
“Sono decisamente preoccupanti i rischi, che lo scenario autunnale propone, quando le correnti fredde dal Nord Europa o dall’oceano Atlantico batteranno zone del nostro continente, dove la temperatura sta permanendo attorno ai 30 gradi, cioè circa 12 gradi sopra la media del periodo – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue – Poco importa che li si definisca medicane, uragani o cicloni simil-tropicali: la realtà è quella di territori alla mercé delle evenienze climatiche, in un Paese dove continua a dominare il fatalismo”.
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