Politica

Mauro: “L’asse Draghi-Meloni nel 2024 per salvare l’Europa dal tracollo”

di Edoardo Sirignano -

MARIO MAURO SENATORE


“L’asse Draghi-Meloni nel 2024 per salvare l’Europa dal tracollo”. A dirlo Mario Mauro, ex ministro e già vicepresidente del Parlamento europeo.

Aumentano gli sbarchi. La colpa è del centrodestra?

Non è tanto il problema di un governo. Dobbiamo tener conto che in Africa, negli ultimi mesi, diversi sono stati i tentativi di colpo di Stato, di cui sette-otto anche riusciti. Questo determina certamente una maggiore pressione per quanto riguarda i migranti. I tentativi di accordo con la Tunisia, poi, non sembrano aver dato i frutti sperati. A peggiorare la situazione, infine, le inondazioni in Libia e il terremoto in Marocco. Chi è al governo, oggi, deve pensare innanzitutto al contingente.

Qualcuno dice che l’Europa ci ha lasciati soli. È d’accordo?

La verità è che l’Europa non sa dove sbattere la testa. Ogni Stato continua a guardare ai flussi con un occhio casalingo. Non viene neanche considerata una strategia comune, soprattutto se teniamo conto che non esiste una politica condivisa neanche sul fenomeno dell’immigrazione regolare.

Gentiloni sta battendo i pugni sul tavolo per l’Italia?

Gentiloni sta facendo il suo. Non dimentichiamo che è commissario sui temi economici. So che i media italiani amano molto lo scontro istituzionale, ma questa volta il problema è un altro: manca la determinazione da parte europea a considerare strategico il tema migratorio, ovvero parte integrante del processo dell’unione. Questo è il problema politico di fondo. Anche quando nel 2013 è stato varato “Mare Nostrum”, non siamo riusciti ad andare oltre la solidarietà di facciata. È un qualcosa che ci trasciniamo da anni e rimarrà tale finché non ci sarà una consapevolezza europea.

Considerando le ultime calamità, come coinvolgere maggiormente le altre nazioni?

Nel momento in cui non si utilizza una circostanza storica così drammatica, come quella attuale, per modificare i trattati, difficilmente si riuscirà ad avere un approccio comune. Questo vale per politica estera, così come per la difesa e i flussi migratori. Come in un qualunque condominio che si rispetti, non affrontare insieme il problema degli spazi comuni si traduce in risse da cortile quotidiane.

Draghi, intanto, ha avuto una nomina prestigiosa. Può essere un’opportunità per l’Italia?

Spero che al momento buono l’Italia abbia il coraggio di alzare l’asticella, di proporre Draghi come presidente del Consiglio europeo o come presidente della Commissione.

Si avvicinano le europee. Quale coalizione può affrontare meglio l’annosa questione dei migranti? Un’alleanza tra socialisti e Ppe o un grande contenitore in grado di includere pure i conservatori?

Siamo di fronte a un balletto delle ipocrisie. Leggendo i sondaggi e analizzando la situazione nei singoli governi, tutti sappiamo che le sorti dell’Europa potranno essere rette esclusivamente da una coalizione che comprende tanto i socialisti quanto i conservatori. Il Ppe lo sa meglio di chiunque altro.

Weber, però, ha lasciato intendere di preferire i socialisti ai conservatori…

Weber pensa l’esatto contrario dichiara ai media. La verità è che guarda di buon occhio il patto con i conservatori. Quello che leggiamo sui giornali è solo tatticismo. Tutti sanno che Von der Leyen, stavolta, non ha i numeri. L’ultima volta è riuscita a spuntarla grazie ai voti preziosissimi del M5S. Senza quei nove voti pentastellati, non avrebbe avuto la maggioranza. Per avere stabilità in Europa, questa volta, saranno necessari popolari, socialisti, liberali e conservatori. In campagna elettorale, però, a nessuno conviene dirlo.

Meloni può essere il collante di una nuova maggioranza, magari portando in alto la bandiera del draghismo?

Penso di sì! Anzi, me lo auguro. Si può fare l’Europa con la Francia e la Germania, senza l’Italia? A mio parere, non è possibile. Da noi c’è un governo con una leadership conservatrice e non si può non tenerne conto. Lo dico in modo molto disincantato. L’Europa si regge su un progetto di integrazione, che non può diventare faziosità politica come nel dibattito di carattere nazionale.

Francia e Germania, intanto, stanno dando un contributo, a partire dai migranti?

Sono entrate, come l’Italia, in campagna elettorale. Ci vorrà tutto il buon senso di cui è capace la presidente della Commissione per fargli capire che stanno sbagliando.

Von der Layen è all’altezza del compito?

Se entra in scena una nuova maggioranza, che comprende anche i conservatori, si arriverà a nomi nuovi.

Tra questi c’è pure quello di Draghi?

Draghi è un jolly. Da presidente della Commissione andrebbe a ricoprire un ruolo quasi profetico. Più di altri è capace nelle proposte di carattere comunitario. Come presidente del Consiglio, invece, saprebbe ricordare agli Stati membri che l’egoismo nazionale non porta da nessuna parte. Mi auguro che tutti capiscano che, per fare un passo decisivo nella storia, il processo europeo ha bisogno di uno spessore adeguato.


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