Economia

Ue-Cina, la guerra dell’auto elettrica

di Giovanni Vasso -

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L’Ue di Ursula von der Leyen mette le ganasce all’auto elettrica del Dragone e la Cina la prende male. Anzi, malissimo. Ci sono stati strascichi importanti al discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato l’altro giorno dalla presidente della Commissione Ue. Le parole hanno un peso. E quelle utilizzate da von der Leyen sono già pesanti di per sé: “I mercati globali sono inondati di auto elettriche cinesi a buon mercato. Il loro prezzo è tenuto artificiosamente basso da enormi sussidi statali: questo distorce il nostro mercato. E come non lo accettiamo al nostro interno, non lo accettiamo neanche dall’esterno”. Inoltre, la presidente della Commissione Ue ha annunciato un’inchiesta che provi a far luce sul peso cinese nell’automotive. E che non interesserà soltanto marchi asiatici. Anzi. Secondo gli spifferi, potrebbero finire dentro il calderone degli accertamenti degli autentici big delle quattro ruote. Da Renault fino a Bmw. Passando per Tesla. In fondo, tanti produttori hanno investito in Cina. E lo hanno fatto pesantemente. La supply chain dell’automotive elettrico passa dalla Cina. E adesso, dopo anni passati a sostenere delocalizzazioni e a osservare la fuga, dall’Europa, di produzione e tecnologia, l’Ue si sveglia. E lo fa con una solennità che pare inedita, per le istituzioni europee. Ursula s’è esposta parecchio: “Annuncio oggi che la Commissione lancerà un’indagine anti sussidi sui veicoli elettrici che provengono dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non ad una corsa al ribasso”.

C’è da capire, von der Leyen. Corre per un secondo mandato. Non vuole mollare la presidenza della Commissione. E ha bisogno dell’appoggio di tutti. Quello degli alleati occidentali, per esempio. E perciò, mentre incombe una guerra commerciale in cui il Vecchio Continente, lungi dal recitare un ruolo da protagonista, ha comunque da svolgere la sua parte in commedia, Ursula von der Leyen promette battaglia a Pechino.

La Cina non l’ha presa bene. Anzi. Il ministero del Commercio di Pechino ha espresso preoccupazione e irritazione per la decisione annunciata da Ursula von der Leyen. Un portavoce del ministero ha ritorto, proprio contro Bruxelles, ogni accusa tacciando l’Unione europea di protezionismo. Che il Vecchio Continente potrebbe pagare carissimo. La Cina ha fatto sapere di ritenere che “in nome di una concorrenza leale, le misure investigative proposte dall’Ue siano volte a proteggere la sua propria industria, un comportamento di puro protezionismo che perturberà e distorcerà gravemente la catena di fornitura dell’industria automobilistica mondiale, compresa quella dell’Ue, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Ue”. C’è ben poco da sorridere. La Cina ha un ruolo decisivo nella filiera dell’automotive elettrico. E restare tagliati fuori potrebbe far perdere, alle aziende europee, terreno per la produzione e ossigeno per i mercati. Pechino lascia una porta aperta a Bruxelles ed esorta l’Ue “a partire dalla prospettiva di mantenere la stabilità della catena di approvvigionamento della filiera industriale globale e la situazione generale del partenariato strategico globale Cina-Ue, a portare avanti il dialogo e la consultazione con la parte cinese e a creare un ambiente di mercato equo, non discriminatorio e prevedibile per lo sviluppo comune dell’industria dei veicoli elettrici Cina-Ue”.  “La parte cinese – hanno fatto sapere dal ministero del Commercio – presterà molta attenzione alla tendenza protezionistica e alle azioni di follow-up della parte europea, e salvaguarderà fermamente i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi”.

Tra l’Ue e la Cina è scoppiata la guerra dell’auto elettrica.


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