Editoriale

Se pure Mario è meno gentilone

di Tommaso Cerno -


Se pure Mario è meno gentilone

di TOMMASO CERNO

Deve avere avuto nostalgia della gioventù, Paolo Gentiloni. Di quando faceva il portavoce di Francesco Rutelli. Perché da quando il conte sta in Europa, è tornato a fare quel mestiere. Raccontarci cosa decide Ursula von der Leyen. E poco più. La sinistra attacca il governo Meloni dicendo che pesa poco in Europa. Ma farebbe meglio a domandarsi quanto pesa il suo ex premier nella Commissione europea. Perché vista da noi mortali sembra una domanda davvero retorica. Nulla.

Con il dubbio che a fare i danni all’Italia sia proprio quel Pd che preferisce ostacolare il governo di centrodestra che mostrare la propria incidenza internazionale nelle scelte che sarebbero, e sottolineo sarebbero, in capo proprio a Paolo Gentiloni. Non si tratta di poca stima nei confronti del nostro, anzi, “er Moviola” come lo chiamano a Roma, suscita la mia personale simpatia di italiano verso un prototipo di compatriota rassicurante e perfino simpatico. Il fatto è che nella situazione in cui siamo, stretti fra una crisi economica, una crisi militare in Ucraina, una crisi internazionale legata alla grande spartizione del mondo fra Usa e Cina, questo tipo di personaggi finiscono per essere fuori dal tempo. Le pacche sulle spalle e gli sms paludati per tenersi buoni tutti non spengono i colpi dei droni, non abbassano i tassi, non accolgono i migranti.

Basti pensare che perfino Mario Draghi, un banchiere che ha guidato la Bce, l’istituzione più antitetica alle esigenze attuali del popolo sovrano, riesce a scuotere più di lui. Perfino Draghi sembra un po’ arrabbiato. Perfino Draghi ci dice che in effetti tutta sta filosofia che si sente da lassù sbatte un po troppo con la realtà. Ma non lui. Non Gentiloni. L’Italia questo ha ereditato dallo scorso decennio. Il peggiore della storia parlamentare moderna. E oggi a sinistra, da quando si sta all’opposizione, questo è anche il ruolo più alto. Quello che dovrebbe dirci che tipo di idea alternativa avrebbe oggi il fronte progressista se a governare fosse lui.

E invece di fronte a una Europa isolata e incapace di dare risposte con la stessa forza con cui dà ordini, incapace di leggere il futuro per come davvero si presenta nelle famiglie italiane, qui da noi abbiamo deciso di continuare con il tiramolla fra destra e sinistra su chi ha ragione. Dove la ragione è la forza che riusciremo a mettere, al contrario, nel mutare un po la direzione e le prospettive. Di fronte a un Paese che non pretende da tempo più miracoli, ma pretende invece onestà intellettuale e verità da chi lo governa. E che sa bene che la verità in tasca non ce l’ha nessuno. Ma nemmeno più molti soldi in quella tasca, che invece è l’unico bersaglio da tempo a questa parte di chi si incarica di riformare, adeguare, modernizzare il Paese.


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