I robotaxi a San Francisco ostacolano le ambulanze e fanno esplodere il dibattito. E gli italiani non sembrano entusiasti della svolta elettrica. Il rapporto tra automotive e nuove tecnologie non mette il turbo. Il mondo delle quattro ruote è teatro, negli ultimi anni, di ricerca e innovazione. Da cui ci si aspetta una rivoluzione. Digitale e green. Capace di cambiare, per sempre, la vita di tutti. Purtroppo, però, le cose non stanno filando proprio così lisce. Dalla guida automatica fino ai propulsori elettrici, quanti grattacapi per le case automobilistiche. Che finiscono anche per essere inserite, da alcuni tra i più importanti advisor finanziari, tra gli investimenti a rischio.
Da San Francisco, in California, è arrivata una notizia gravissima. Nella città del Golden Bridge, tra squilli di fanfara e battage mediatico globale, è partita la sperimentazione delle auto a guida automatica. Un’innovazione che punta, offrendo il totale controllo dei veicoli ai software e agli algoritmi, ad azzerare i rischi e l’incidenza delle morti stradali. Purtroppo, però, qualcosa nei giorni scorsi è andato storto. E così due vetture a guida automatica hanno bloccato il passaggio a un’autoambulanza. Finendo per causare la morte di una persona. Le vetture di Robotaxi si erano fermate bloccando, stando alle ricostruzioni, il passaggio ai soccorsi, intervenuti per dare aiuto a un pedone che era stato investito. Non sarebbe stato possibile, agli agenti di San Francisco, nemmeno smuovere manualmente le vetture. La compagnia, però, non accetta le ricostruzioni e riferisce che le macchine si erano fermate proprio per agevolare i soccorsi e che l’autoambulanza avrebbe avuto tutto lo spazio per superarle. Ma questo non è che l’ultimo incidente di una serie. Troppo lunga. Di auto a guida autonoma che si sono andate a schiantare contro mezzi di soccorso. I vigili del fuoco di San Francisco hanno contato almeno 70 episodi in cui i Robotaxi avrebbero ostacolato le operazioni di aiuto e di emergenza.
Il tema della guida autonoma, dunque, resta protagonista di un dibattito spinoso. In cui fa capolino una considerazione capace di smorzare ogni entusiasmo: sì, le vetture si guidano da sole ma probabilmente è più prudente che ci sia un controllo da parte dell’uomo che sa leggere le circostanze d’emergenza evidentemente troppo complicate per gli algoritmi.
Ma non è solo una questione di guida autonoma. È un fatto che le auto elettriche siano le protagoniste di questa stagione, burrascosa, dell’automotive. I dati estivi diffusi dall’Unrae restituiscono un quadro che non può far sorridere le case. La quota di Bev vendute ad agosto è salita al 5% superando i Phev, cioè le ibride plug-in. Ma il problema è che, almeno in Italia, ci sono pochi, pochissimi automobilisti che puntano sull’elettrico. Al punto che il nostro Paese è l’ultimo dei cinque mercati più grandi d’Europa.
I numeri, come al solito, parlano fin troppo chiaro. Il mercato è così lento che nemmeno gli incentivi scuotono automobilisti e famiglie. E, secondo Unrae, a fine anno resteranno inutilizzati ben 316 milioni di euro, pari al 55 per cento dell’intera somma messa a disposizione di chi avrebbe voluto cambiare la sua auto con una elettrica o green. Un’analisi sostanzialmente condivisa da Motus-E, organizzazione che riunisce imprese e operatori della filiera dell’auto elettrica, secondo cui seppur si registrano timidi aumenti, tuttavia il nostro Paese non si fida abbastanza delle nuove tecnologie e rimane lontanissimo, rispetto agli altri partner Ue, dai volumi di vendita che si registrano in Europa.