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Djokovic, il tennis ha trovato la sua macchina perfetta

di Redazione -


Djokovic trionfa ancora, perché non è più (solo) un grande campione del tennis ma qualcosa di più 

di RAPHAEL D’ABDON

Novak Djokovic è la macchina da tennis maschile più perfetta che sia mai esistita (Serena Williams lo è tra le donne e in termini assoluti). Tra le tante armi a sua disposizione la più letale è indubbiamente il carattere di ferro, una miscela di tenacia, coraggio, freddezza e killer instinct che gli ha permesso di mettere il sigillo su partite epiche. A mio modesto parere, la vittoria su Roger Federer nella finale di Wimbledon 2019 rimane il match emblematico della sua carriera. Una ferita che non si rimarginerà mai per i tifosi del genio svizzero, il circoletto rosso (per dirla con Rino Tommasi) per eccellenza nel curriculum vitae del serbo, un fenomeno che, come tutti i fenomeni, tira fuori il massimo nei momenti più delicati. Per questa ragione due anni fa rimanemmo tutti di stucco quando nella finale degli US Open venne asfaltato in tre rapidi set da Medvedev, nel match che gli avrebbe consegnato il Grande Slam, il titolo più prestigioso al quale un tennista può aspirare. Cosa accadde quella notte? Per descrivere gli attacchi di ansia o panico la lingua inglese si focalizza su ciò che accade nella parte alta del corpo e utilizza un verbo pregnante, “to choke”, ovvero soffocare, o mancare il respiro; in italiano invece spostiamo l’attenzione sulle parti basse e diciamo che uno se la fa sotto, o addosso; nel gergo tennistico infine si parla di braccino che trema. Quella sera, sorprendentemente, Nole “choked”. Gli mancò il respiro. Gli tremò il braccino. Se la fece addosso. Altra musica ieri, nella rivincita con il russo: in un match impeccabile, il serbo dagli occhi di ghiaccio ha disposto abbastanza agevolmente del suo avversario (63 76 63  il punteggio) e ha raggiunto la meravigliosa Coco Gauff, trionfatrice del singolare femminile, sul gradino più alto del podio dell’ultimo slam dell’anno. Come nel 2021, altra stagione con tre major in bacheca per il GOAT. In questi giorni una sua dichiarazione rilasciata nella conferenza stampa post-semifinale è stata fraintesa e alcuni negromanti improvvisati ne hanno approfittato per annunciare il suo ritiro dalle competizioni. Fandonie, subito smentite con la solita ironia dallo stesso interessato (“mi ritirerò tra 23-24 anni”). Djokovic è sul tetto del mondo e vuole restarci. I diretti inseguitori Alcaraz e Medvedev, ma anche altri possibili pretendenti al trono come Rune, Shelton o Sinner devono alzare l’asticella se vogliono provare a tenere il suo passo. Se ne saranno capaci, sarà a tutto vantaggio del tennis e di noi spettatori.


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