Cronaca

L’infanzia rubata ai due fratellini che per fame mangiavano terra

di Rita Cavallaro -


L’infanzia rubata ai due bambini che per fame mangiavano terra.

Bambini violentati, maltrattati, abbandonati. Ogni giorno di più viene fuori l’orrore dell’infanzia rubata, delle atrocità commesse sui più piccoli nel segreto delle mura domestiche, in cui chi dovrebbe amarli si trasforma nel peggiore degli orchi. Il volto del male che si manifesta troppo tardi, quando non c’è più niente da fare e si resta inermi di fronte a un corpicino esanime sull’asfalto, come quello di Fortuna Loffredo, 6 anni, stuprata dal pedofilo che viveva in casa sua a Caivano e che l’ha gettata dall’ottavo piano del palazzo, nel 2014. Un destino così inaccettabile che, a distanza di quasi dieci anni, è rimasto un ricordo indelebile e un monito affinché non succeda mai più. E invece succede ancora, in luoghi diversi e con epiloghi differenti, ma non per questo meno terrificanti. Perché la morte dell’anima innocente non è più lieve di quella di un corpo, quando certi abusi pesano sui piccoli come una condanna a vita. La condanna all’infelicità, al dolore. alla sfiducia completa nel genere umano.

Come potranno crescere le due sorelline di Palermo, di meno di dieci anni, continuamente stuprate da papà, nonno e zio, con la complicità della loro mamma, che sapeva tutto e non ha mai fatto nulla per sottrarle a quell’orrore? E che futuro si prospetta per Pietro e Paolo, i due fratellini di 4 e 6 anni abbandonati sul Grande raccordo anulare di Roma? La loro storia è stata resa nota ieri: dimessi dopo due mesi di cure intensive al Policlinico Umberto I e trasferiti in una casa famiglia per essere adottati da qualcuno che, con l’amore, possa fargli capire come gli abusi e la fame non siano la normalità. Sì, la fame, perché quando il 6 luglio scorso i due fratellini sono stati trovati ai bordi dell’autostrada, erano così denutriti e affamati da aver mangiato addirittura la terra, per cercare di calmare i morsi allo stomaco. “Non vogliamo tornare dalla mamma, abbiamo fame, vogliamo il gelato”, erano state appunto le prime parole dei bimbi agli agenti che li hanno salvati da una tragica fine.

In ospedale è venuto fuori tutto il quadro dei maltrattamenti che i fratellini subivano da anni. “La malnutrizione da loro subita era talmente grave che alcuni esami lasciavano pensare, a causa dei residui nello stomaco, che avessero mangiato terra”, hanno spiegato dal nosocomio romano. Il più piccolo “non era in grado neppure di camminare. Col tempo e con l’aiuto di fisioterapisti ha imparato a farlo, ad andare sul monopattino e anche a ballare”. Le sue condizioni erano così gravi che ha dovuto subire “un delicato intervento in Neurochirurgia pediatrica per ridurre delle raccolte ematiche, causate dalle percosse subite negli anni, che pressavano sul suo cervello e ne compromettevano la vista e altre funzioni”. E mentre i medici curavano il corpo e lo spirito dei piccoli pazienti, gli inquirenti si occupavano delle indagini, che hanno inchiodato alle gravi responsabilità i due genitori. Gli assistenti sociali e gli accertamenti dell’autorità giudiziaria hanno certificato il grave stato di abbandono dei fratellini e le posizioni penalmente rilevanti dei genitori, ai quali è stata revocata la patria potestà, in attesa di un eventuale rinvio a giudizio per le reiterate violenze contro Pietro e Paolo.


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