Attualità

Giorgia non si ferma a Caivano: i blitz nei fortini del crimine

di Rita Cavallaro -


La svolta dopo lo stupro: Giorgia Meloni non si ferma a Caivano: i blitz nei fortini del crimine in tutta Italia

E due. Da Caivano a Tor Bella Monaca, fino ai Quartieri Spagnoli, lo Stato usa il pugno duro per riprendere il controllo negli avamposti della criminalità. E non è un caso, ma un segnale fortemente simbolico, che la nuova operazione “ad Alto Impatto”, dopo quella di qualche giorno fa al Parco Verde, sia stata effettuata in contemporanea alla maxi inchiesta partita dalla Calabria contro la ‘ndrangheta. Dal feudo di quella che è la più potente organizzazione criminale transnazionale, che ha trasformato le periferie più degradate d’Italia nelle più grandi piazze di spaccio degli stupefacenti. È a quegli avamposti, abbandonati e finiti sotto il controllo dei boss locali, che la premier Giorgia Meloni ha dichiarato guerra, mostrando nei fatti che le sue non sono solo parole o interventi spot, ma azioni concrete per ripristinare la legalità e restituire pezzi di città allo Stato.

ELICOTTERI E CANI
Così all’alba cinquecento uomini, tra carabinieri, polizia e guardia di finanza, hanno fatto irruzione nel fortino di Tor Bella Monaca, con elicotteri e cani antidroga. Tra i portoni blindati e videosorvegliati di via dell’Archeologia, gli agenti hanno cercato armi e droga, nascosti nelle fioriere e negli appartamenti occupati illegalmente dagli spacciatori. Il blitz ha portato alla luce mazzette di soldi, frutto di attività illecite, ben conservati in cassaforti smurate e sequestrate. Solo in uno degli ottanta appartamenti passati al setaccio, sono stati rinvenuti oltre 60mila euro a un occupante, denunciato, tra l’altro, per ricettazione, perché in possesso di sei tessere sanitarie intestate ad altre persone. Documenti che confermano il modus operandi del clan capeggiato da Michele Senese, detto O’ Pazzo, il boss che da Afragola, negli anni Settanta, ha impiantato alle Torri una succursale del mercato degli stupefacenti. Le famiglie criminali, nell’ultimo decennio, hanno affiancato ai fiumi di droga tutta una serie di affari illeciti che, grazie alla compiacenza di insospettabili prestanome, si ramificano in attività economiche all’apparenza legali. Motivo per il quale gli ulteriori accertamenti si concentreranno sull’identità dei proprietari delle tessere sanitarie requisite. Diversi gli arresti per droga, come pure le denunce per occupazione abusiva, nel quartiere in mano al racket delle case popolari. In contemporanea, altri 300 uomini hanno messo in atto perquisizioni in un altro fortino d’Italia, controllato dalla camorra, quello dei Quartieri Spagnoli di Napoli, dove oltre a droga, armi e denaro contante, sono stati sequestrati decine di orologi di pregio, tra cui Rolex, ritenuti rubati nel corso degli scippi avvenuti nella città negli ultimi mesi, ai danni di vip e turisti.

L’OMICIDIO CHINDAMO
Dall’operazione “Maestrale – Carthago” della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, il colpo più duro per la ‘ndrangheta: in un maxi blitz in tutta Italia, 600 militari hanno arrestato 84 persone. Ed è arrivata anche la svolta sull’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice 42enne di Laureana di Borrello svanita nel nulla dal 6 maggio 2016.
L’inchiesta ha portato alla luce un omicidio commesso nella maniera più atroce. “È stata uccisa esattamente un anno dopo il suicidio del marito, quando si è permessa di postare le foto con il suo nuovo compagno. Dopo due giorni è stata uccisa in un modo inumano, tragico. Uccisa e data in pasto ai maiali, i resti macinati con un trattore cingolato per far sparire ogni traccia. Oltre alla ferocia dell’omicidio anche la malvagità e la cattiveria sul corpo”, ha detto Gratteri in conferenza stampa. Il presunto killer Salvatore Ascone, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come il responsabile dell’atroce delitto, è stato arrestato per omicidio in concorso e per associazione mafiosa, perché ritenuto affiliato alla cosca dei Mancuso. Maria è stata ammazzata per punizione. “Non gli è stata perdonata la sua libertà, la gestione dei terreni avuti in eredità e su cui c’erano gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta, e il suo nuovo amore”, ha concluso il magistrato.


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