Così l’Ue farà cassa coi beni degli oligarchi russi
Il commissario alla giustizia Reynders: “Presto uno strumento comunitario per le confische, ripagheremo l’Ucraina del conflitto”
Uno strumento comune per tutti i Paesi dell’Ue che sia utile a “liquidare” i beni e patrimoni a persone e società riconducibili alla Russia e agli oligarchi che sono stati confiscati in Europa. Se fino a qualche giorno fa si trattava di un’ipotesi, adesso l’idea di dotare gli Stati nazionali di strumenti e mezzi giuridici per congelare e confiscare soldi e valori a personalità ritenute vicine al governo Putin inizia a diventare molto più concreta.
Ne ha parlato, in conferenza stampa, il commissario europeo alla Giustizia, il liberale belga Didier Reynders (Movimento Riformatore – Alde), che ha fissato una sorta di road map verso l’obiettivo delle comuni sanzioni a Mosca e ai suoi maggiorenti. Reynders ha ammesso che la commissione sta “lavorando a uno strumento europeo che renda la confisca una possibilità disponibile a tutti gli Stati membri”. E ha già tratteggiato il passo successivo: “L’intenzione successiva è di chiedere ai Paesi di destinare le risorse finanziarie delle confische a un fondo comune che consenta di risarcire le vittime del conflitto in Ucraina”. In pratica, apre all’ipotesi di una gestione comune dei beni confiscati ai russi su base comunitaria. Inaugurando uno schema che in futuro potrà essere utilizzato per altre finalità.
La scelta della commissione Ue dovrebbe sanare le difformità di legislazione che vigono tra gli Stati europei in materia di confisca. Fornendo una piattaforma comunitaria che appiani le divergenze e chiarisca, sul punto, cosa possono fare e come debbano agire i governi per attuare le sanzioni.
Ma i problemi connessi alle sanzioni restano. In effetti, uno degli ostacoli che gli Stati membri, in primo luogo l’Italia, avevano riscontrato nell’applicare questo tipo di sanzioni riguardava proprio il peso e i costi stessi delle confische. I beni che finiscono sotto i sigilli, infatti, vanno conservati e queste spese rischiavano di trasformarsi in un beffardo boomerang per i Paesi che avevano agito subito procedendo alle confische “imposte” dalle sanzioni assunte dall’Ue a carico della Russia. La proposta di Reynders, per il momento, sembra riguardare soltanto i flussi di denaro confiscati o ricavati dalla vendita degli asset russi confiscati.
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