Lavoro, cercasi competenze
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Lavoro: cercasi competenze, disperatamente. Il lavoro c’è. Ma manca la formazione. Che si conferma il vero tallone d’Achille del sistema italiano. Le imprese assumeranno, continueranno a farlo anche a settembre, ma troppi posti restano vacanti. E ciò accade perché le aziende non riescono a trovare profili adatti a ricoprire le caselle vuote. Il Bollettino di Unimpresa, elaborato insieme ad Anpal, parla chiaro. E conferma che l’Italia è un Paese dove il lavoro manca perché non c’è la formazione e non ci sono le competenze. Secondo l’analisi dell’organizzazione datoriale, solo a settembre, le imprese cercano 531mila lavoratori a cui offrono contratti a tempo indeterminato o, comunque, a tempo determinato ma di durata superiore a un anno. Si tratta di 7mila posti in più rispetto a quanto previsto nel 2022. Il trimestre che si è appena aperto, settembre-novembre, prevede poco più di 1,4 milioni di assunzioni. Un aumento pari all’1,9% rispetto all’anno precedente. Numeri che, presi da soli, appaiono soddisfacenti. Ma le cifre vanno lette e contestualizzate. E il vero problema è che le imprese potrebbero assumere anche di più. Il guaio è che non trovano profili adatti alle posizioni aperte. Le aziende affermano, infatti, che riusciranno a concretizzare solo il 52% delle assunzioni previste a settembre. E poco più di 252mila posti resteranno vacanti. Il motivo? Mancano i candidati, nel 31.7%. E, nel 12,7% dei casi, ostacolo insormontabile si rivela la “preparazione inadeguata” degli aspiranti. Non si trovano più operai specializzati, denunciano da Unimpresa: il 64,2% dei posti offerti rimarrà vacante. Seguono i conduttori di impianti fissi e mobili e i professionisti tecnici, un’offerta di lavoro su due resterà inesaudita (rispettivamente 53,2% e 49,5%).
Il mismatch più rilevante si registra, per quanto riguarda attrezzisti, operai e artigiani del legno, nel Nord Ovest. Qui, nonostante la richiesta delle aziende, si prevede l’assunzione solo del 12,3% dei candidati. Su scala nazionale, mancherà all’appello il 74,1% delle assunzioni previste. La situazione è drammatica per quanto riguarda gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (73,6%, con un massimo nel Nord Est dell`80,9%), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (73,1%, al 76,7% nel Nord Ovest) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (72%, ma fino all`81,5% nel Centro). A livello territoriale evidenziano maggiori difficoltà di reperimento le imprese delle regioni del Nord Est, quelle, per intendersi, del “nuovo” triangolo industriale Milano-Bologna-Venezia, dove il 53,4% del personale ricercato è difficile da trovare. Se il Nord piange, il resto del Paese non ha nulla da ridere. La quota di mismatch quella registrata nel Sud e Isole è pari al 43,5% mentre al Centro sale fino al 45,9%, mentre il valore nel Nord Ovest (47,4%) si mantiene vicino alla media. Le Regioni più affannate sono la Lombardia, dove mancano all’appello 122mila lavoratori, segue il Lazio con 56mila profili che restano vacanti, dunque Veneto (52mila), in Emilia-Romagna (49mila) e Campania (42mila).
La situazione impone alle aziende, spiegano da Unimpresa, di attingere a piene mani dall’immigrazione. Le assunzioni di personale straniero passeranno dai 95mila ingressi dello scorso anno, pari al 18,2% del totale entrate, agli attuali 108mila ingressi, pari al 20,4% del totale entrate (+13mila contratti; +13,6%).
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