Attenti al lupo: quell’abisso in cui l’essere umano si fa mostro
Attenti al lupo, il film dei dettagli dell’orrore e quell’abisso in cui l’essere umano si fa mostro.
di FRANCESCO GRATTONI
“Sono stanca, mi state portando alla morte”. Queste le parole di resa della ragazza diciannovenne vittima dello stupro di gruppo di Palermo. Come in un macabro rituale abbiamo letto le chat dell’ennesimo branco dell’ennesima violenza, un’altra vita rovinata per sempre nel corpo e nell’anima, svuotata anche dell’ultimo anelito di umanità.
Le notizie corrono veloci, il popolo necessita di conoscere i dettagli dell’orrore con la stessa fame atavica che spinge i curiosi a fermarsi ad osservare le vittime di un incidente stradale sul ciglio di una strada e il popolo giudica, perché non c’è tempo per la “pietas”, perché in un paese ormai senza etica il ruolo di censore non si nega a nessuno.
Ecco allora che parte la girandola di frasi e commenti da parte dei carnefici, dei loro genitori, delle persone comuni, perché “era ubriaca”, “una poco di buono” e perché se fai qualcosa che ti fa perdere lucidità in fondo te la vai a cercare e un po’ te lo meriti, come a voler giustificare l’abisso in cui l’essere umano si fa mostro e poco importa se così facendo stiamo allevando generazioni di morti nell’animo e nello spirito che ormai non hanno più la percezione di ciò che sia giusto e di ciò che sia sbagliato.
Cosa si nasconde dietro al “lupo” e al branco
Giovani bruciati che si riconoscono esclusivamente nel mondo retinico, dietro al filtro di un cellulare che filma l’orrore sollevandoli dal giudizio etico e morale, come quando travolgi e distruggi una famiglia per riprendere le tue bravate a bordo di un bolide che sfreccia senza controllo tra le vie di una città o come a Caivano, dove altre due ragazzine sono state vittima del solito “branco di lupi” in quella che ormai viene considerata dallo Stato terra di nessuno.
Questi sono i figli del fallimento, i figli della giustificazione a tutti i costi anziché della punizione, i figli del tutto è concesso e tutto è lecito, i figli del tutto e subito, i figli del “anche se una donna dice no in fondo chi se ne frega”, i figli del desiderio personale che prevarica la dignità altrui, i figli del “se una donna mi provoca e poi si tira indietro se la va a cercare”, i figli di quelli che in fondo una soluzione si trova sempre per tutto.
Tra qualche tempo ci dimenticheremo anche di questi fatti, ci dimenticheremo delle vittime perché ci sarà sempre qualcuno che dirà che in fondo un po’ se la sono cercata, perché se Cappuccetto Rosso si ferma nel bosco a raccogliere i fiori, non può pretendere che il lupo cattivo poi non si avvicini.
Ce ne dimenticheremo, come abbiamo sempre fatto, fino al prossimo giro mostruoso di giostra, fino alla prossima donna o ragazza rovinata irrimediabilmente per sempre. Perché indignarsi per un attimo non costa nulla, ma ci vogliono tempo, fatica e coerenza per educare questi nostri figli affinchè nella vita siano uomini e non semplicemente maschi.
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